Napoli. Fabrizia Cesarano è una artista emergente napoletana. Si laurea in giurisprudenza e fin da bambina dimostra un forte senso creativo e una grande passione per il disegno che la porta ad approcciare con tele e colori da autodidatta.
Il suo stile è un’esplosione di colori che cattura l’osservatore, costringendolo ad una contemplazione con le proprie emozioni e suggestioni, portandolo in un viaggio dolce e sinuoso tra le forme di una Napoli onirica e simbolica, che nonostante i soggetti non risulta mai scontato o banale.
Le sue opere possono incontrarsi con materiali come pietre, ceramica e sabbia che, uniti alle pennellate decise e ai colori vivi, permettono una visione viscerale e passionale della realtà, in cui possiamo scorgere l’anima dell’artista, libera dal legame con tecniche precise e fluida nel lasciarsi guidare dall’intuito e dalle emozioni.
La incontriamo a margine della sua ultima personale, “appARTEnenza”, allestita al Bar La Nova Central, in piazza Santa Maria La Nova n. 23, fino a maggio 2020.
Com’è nata la tua passione per la pittura?
Ho iniziato a dipingere per caso, tre anni e mezzo fa. Rientrata da sei mesi all’estero non sopportavo la grande parete bianca di fronte alla mia scrivania. Ho sempre amato disegnare e, anni prima, per spingermi a sperimentare, mi era stato regalato un cavalletto, pennelli e colori. Così quel giorno ho ripescato tutto il set e ho fatto il mio primo quadro, da sempre il mio preferito.
Da allora quella parete non è stata più vuota, ed io non ho mai smesso di dipingere.
Potrà sembrare banale, ma l’arte mi ha resa libera. Dipingo sopratutto di notte, quando tutto si ferma, e perdo il senso del tempo. Entro in contatto con una parte di me che altrimenti non potrebbe emergere: è l’unico modo in cui riesco a esprimere veramente quello che provo. Non esistono limiti, non esistono errori, non esistono maschere. Ci sono solo io e una tela bianca.
Ci sono temi ricorrenti nella tua produzione artistica, molti dei quali indicano il forte legame che hai con la città di Napoli. Qual è il tuo rapporto con questa splendida città?
Sento un fortissimo senso di appartenenza con la mia città. Da piccola amavo vivere qui, ma dopo l’adolescenza ho iniziato a scalpitare. Avvertivo il bisogno di andare, di allontanarmi – anche se per poco – dalla mia realtà, per provare a misurarmi con me stessa. Dicevo di voler partire perche desideravo vedere “tutto”.
Ecco, credo di essermi innamorata veramente di Napoli al mio ritorno. Nel mostrarla a chi veniva a trovarmi, ho imparato a guardarla con occhi diversi. Il fatto è che ormai siamo talmente abituati alla bellezza che tante cose finiamo col darle per scontate. Così ho deciso che non mi sarei più persa nulla, che avrei provato a vivere quel “tutto” ogni giorno dovunque e soprattutto nella mia città (è una promessa che non sempre riesco a mantenere). In effetti, riflettendoci, forse non è stato un caso che la passione per la pittura sia nata subito dopo un periodo di lontananza da casa.
Dipingo Napoli, ma per me rappresenta una metafora. Protagonista di molte mie tele, infatti, non è il Vesuvio, ma la sua esplosione.
Provo a raccontare la storia di quello che si nasconde dietro la tipica cartolina napoletana, perchè mi affascina molto più quello che c’è dentro rispetto a quello che si vede. Credo che valga lo stesso con le persone.
E così in ogni esplosione metto quello che non si riesce a esprimere a parole. Quell’io profondo e nascosto che è in ognuno di noi, quello che ci rappresenta per come siamo davvero ma che finiamo col non ascoltare perché mal si concilia con le convenzioni sociali, con le aspirazioni degli altri o con quello che siamo abituati a pensare sia “giusto”, prende finalmente forma sulla tela, la inonda di colore dandole vita e sovrastando il resto.
Ecco, credo che riuscire a conciliare noi stessi, chi vogliamo diventare, con ciò che davvero amiamo fare sia una delle sfide più difficili. E la verità è che il posto in cui sei nato, per quanto possa essere meraviglioso, rappresenta una realtà che a volte può farti sentire stretto, perché rischi di rimanere legato a quello che eri, perdendo di vista quello che stai diventando. Dopotutto, la vita, come l’arte, non è altro che una continua evoluzione.
Hai un sogno che vorresti raggiungere nel campo artistico?
Mi piacerebbe avere un atelier tutto mio in cui rifugiarmi a dipingere, che sia anche uno spazio espositivo e culturale.
Per ora dipingo in casa, ma inizio a essere sommersa di tele e colori. In ogni caso, procederò come sempre un passo alla volta, l’importante è dipingere.
Sappiamo che hai una vita ricca di stimoli ed è per questo che ci piacerebbe chiudere questa intervista conoscendo il tuo sogno non artistico. Cosa desidera Fabrizia per il suo futuro?
Spero di non smettere mai di fare quello che mi appassiona. Nella mia vita i maggiori stimoli li ho ricevuti da persone appassionate, che sono riuscite a trasmettermi l’amore per quello che facevano semplicemente credendoci abbastanza.
In Madagascar mi hanno insegnato che il tempo è un’invenzione dell’uomo occidentale. Loro non si preoccupano di cosa succederà domani o tra cinque anni: tutto quello che conta è il momento che stiamo vivendo. Sembra un concetto scontato, ma per me prenderne davvero coscienza è stato rivelatorio.
Quindi, il mio desiderio più grande è vivere ogni giorno con passione, cercando di trasmettere a mia volta anche solo un briciolo di tutto quello che ho ricevuto.