Napoli. Sarà in scena, da giovedì 7 febbraio alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 10), al Teatro Elicantropo di Napoli, “Cechov fa male! Sincopi, deliqui, infarti e altri mancamenti”, uno spettacolo scritto e diretto da Sergio Basile, anche interprete in scena con Claudia Natale ed Elisa Sfameli.
Presentato da Fondamenta e Associazione Imprenditori di Sogni, in occasione dei suoi 10 anni di attività, “Cechov fa male!” è una grande storia di Amore e di Teatro, che indaga il rapporto tra Arte e Potere attraverso le esistenze umane e artistiche di due attori nella Russia di Stalin.
Mediato dal celebre monologo cechoviano “Il tabacco fa male”, la messinscena racconta il tragico episodio umano e artistico di cui fu vittima l’attore russo Serghiej Kozinkov, che, nel 1939, insieme a sua moglie Varvara, presentò una richiesta all’ufficio culturale istituito da Stalin per il controllo delle rappresentazioni teatrali, inerente al progetto di un suo spettacolo, intitolato “Sincopi Deliqui Infarti e altri Mancamenti”.
Il progetto si ispirava a un lavoro su Anton Cechov, autore ormai poco rappresentato in Unione Sovietica e guardato con diffidenza dai fautori del “realismo socialista”, che Mejerchol’d, il grande regista della Rivoluzione d’Ottobre caduto in disgrazia e inviso a Stalin, aveva messo in scena nel suo teatro a Mosca nel 1934.
Dopo una lunga attesa trascorsa nella sala d’aspetto del Glavrepertkom, Serghiej e Varvara vengono, finalmente, ricevuti dal funzionario delegato all’esame della loro pratica. Inconsapevoli degli sviluppi degli eventi storici, ignari della feroce repressione, esaltano Cechov e citano le parole del “Grande Maestro” Mejerchol’d, di cui Serghiej è anche collaboratore.
Il verdetto del funzionario sarà ovviamente scontato, lo spettacolo non si farà. In linea con quello che accadrà dopo qualche tempo a Mejerchol’d, il quale sarà fucilato il 2 febbraio del 1940 per ordine di Stalin, Serghiej e Varvara saranno divisi e spazzati via dalla Storia: l’uno arrestato e giustiziato, l’altra costretta a fuggire in America, dove rinnoverà la sua vita.
I protagonisti ricostruiscono la vicenda, che dal comico si trasforma, progressivamente, in una tragedia umana. La satira non è gradita, tantomeno Cechov. Insomma, il vaudeville non s’ha da fare nell’Unione Sovietica accerchiata dal nemico capitalista e minacciata dall’invasione nazista, ritenuta imminente.
“Cechov fa male!” prova a smuovere e rinnovare, tuttavia, le considerazioni sullo stato dell’arte nella società contemporanea, al di là delle oggettive valutazioni storiche, portando in scena l’unione di generi teatrali, che vanno dal teatro-documento al vaudeville, dal metateatro alla commedia, fino al dramma.