Firenze. Il nostro più celebre romanzo storico-popolare usato come specchio rovesciato del comportamento italiano. iNuovi affrontano “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni con una lettura drammatizzata in quattro episodi, sempre il giovedì e sempre alle ore 19 al Teatro Niccolini di Firenze: debutto il 7 febbraio con il primo episodio, “Il ricatto, gli umili e i persecutori”, e poi, a seguire, il 14 e 28 febbraio e il 7 marzo. Le voci degli ultimi, in un’Italia, allora come oggi, immersa in grandi sconvolgimenti, raccontano una riflessione sulla violenza e il tempo adattata per il teatro e condotta da Simone Faloppa.
“L’esercizio e la disciplina di Manzoni – afferma Faloppa – mi sembrano un ottimo punto di incontro con degli attori in cerca di una lingua e di una carriera come i giovani dei Nuovi. Nel tempo, come educatore in progetti dedicati alle scuole, ho capito quanto il romanzo sia complesso e stratificato. “I promessi sposi” sono diventati come dei parenti acquisiti nel nostro inconscio collettivo: è uno straordinario trattato sui modi di essere italiani, sulle declinazioni dell’italianità. Quindi ci offre tante occasioni per specchiarci e identificarci con la sua scrittura”.
I Nuovi coinvolti nelle travagliate imprese di Renzo e Lucia sono Davide Arena, Maria Lucia Bianchi, Mattia Braghero, Alessandra Brattoli, Federica Cavallaro, Anastasia Ciullini, Fabio Facchini, Ghennadi Gidari, Athos Leonardi, Claudia Ludovica Marino, Vittorio Pissacroia, Nadia Saragoni, Filippo Stefani, Erica Trinchera. Voci fuori campo di Pino Micol, Sandro Lombardi.
Una produzione Fondazione Teatro della Toscana.
Un teatro di parola e di poesia improntato all’esplorazione della lingua italiana. Dopo Odissea tradotta da Ippolito Pindemonte e diretta da Pino Micol, l’incontro dei Nuovi con la tradizione letteraria avviene seguendo “quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno”. Al Teatro Niccolini di Firenze, il giovedì alle ore 19 (debutto il 7 febbraio, poi 14 e 28 febbraio e 7 marzo), i giovani attori della Fondazione Teatro della Toscana leggono “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni, con la riduzione teatrale e conduzione a cura di Simone Faloppa.
“Si tratta di una lettura drammatizzata – spiega Simone Faloppa ad Angela Consagra sul foglio di sala – e non di una messinscena vera e propria, in cui gli attori con il loro lavoro indagano i cambiamenti degli stati d’animo dei personaggi. Ogni episodio è autonomo perché ha un inizio, un centro e una fine, con l’episodio successivo che inizia dalla fine del precedente. Mi interessava – prosegue – affiancare generazioni teatrali diverse e ho avuto così il piacere e la complicità di ricevere un regalo da parte di grandi attori come Pino Micol e Sandro Lombardi: le loro voci accompagnano dall’alto gli spettatori, a sipario chiuso, per farci capire in che punto della vicenda ci troviamo”.
Nel lavoro di riduzione del romanzo Faloppa è partito dalla lettura delle sue tre edizioni: dal “Fermo e Lucia” all’edizione ventisettana conosciuta come “Gli sposi promessi” e poi “I promessi sposi”. In scena, iNuovi utilizzano una versione che deriva dall’ultima edizione del 1840 e la ripartizione delle quattro puntate segue l’ordine dei 38 capitoli del libro. In questo modo, gli spettatori possono riallacciarsi al ricordo che hanno dei personaggi quando li studiavano a scuola. Manca la figura del narratore, il famoso autore onnisciente, ovvero Manzoni stesso: sono gli attori a doversi fare carico dei pensieri delle figure che sono chiamati a leggere.
“Il metodo di lavoro è stato orizzontale – ricorda Simone Faloppa – i nostri Promessi sposi sono frutto di un confronto partecipato, con la ricerca costante di formare degli attori consapevoli e che arrivino in autonomia a capire come poter dire quelle parole scritte da Manzoni. Quello che continuo a ripetere ai ragazzi è di non cercare mai di portare Manzoni verso di loro, rendendolo quotidiano, perché così facendo ne riducono la valenza. iNuovi devono anzi approfittare della lingua di Manzoni per “ingigantirsi”. È il nostro autore romantico: c’è tantissimo sentimento nel suo romanzo e anche tantissima umanità”.
Parimenti, “I promessi sposi” costituiscono una riflessione sulla prepotenza, che non ha confine né limite: il matrimonio tra Renzo e Lucia è ostacolato da una dimensione senza legalità. La prevaricazione è un tema che si può declinare per ogni nostra epoca storica.
“È un libro che parla alla nostra contemporaneità – conclude Faloppa – narrare infatti nell’Ottocento una storia che parla del Seicento, per indurre un neonato popolo italiano a ritrovarsi attorno a una lingua unitaria, è un problema che come italiani non abbiamo ancora risolto. Sicuramente, come sosteneva e scriveva Carlo Emilio Gadda, noi italiani siamo tutti figli di Don Abbondio e di una delle sue battute più iconiche: “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”. E inoltre siamo anche figli di una logica di paese, in qualche modo, e del fatto di sentirci guardati e giudicati costantemente in difetto”.