Los Angeles. Sono appena trascorse poco più di due settimane e “House of Gucci”, regia di Ridley Scott, fa ancora parlare di sé. Stando ai numeri, il film, prodotto da Metro-Goldwyn-Mayer, Bron Studios e Scott Free Productions ha già incassato 3 milioni di euro in Italia e ben 47 milioni di dollari negli Stati Uniti. Ciò che è certo è che “House of Gucci”, è un personale adattamento cinematografico dell’omonimo libro di Sara Gay Forden “House of Gucci. Una storia vera di moda, avidità, crimine”, edito in Italia da Garazanti.
Una trasposizione cinematografica che ha diviso la critica nazionale e soprattutto, gli eredi della dinastia di origine fiorentina. Il cast stellare, in ogni caso, rappresenta una facile scommessa sulla buona riuscita del film poiché oltre alla formidabile interpretazione di Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani, siamo al cospetto di giganti del cinema mondiale dal calibro di Al Pacino nel ruolo di Aldo Gucci (figlio del fondatore della maison di alta moda, Guccio Gucci); Jeremy Irons nel ruolo di Rodolfo Gucci (padre di Maurizio); Jared Leto nel ruolo di Paolo Gucci (fratello eclettico e folle, incompreso e considerato da tutti un “idiota”); Adam Driver nel ruolo di Maurizio, impeccabile ed elegantissimo rampollo della nobile famiglia di sellai; Jack Huston nel ruolo dell’affidabile e calcolatore avvocato d’affari, Domenico De Sole che, dotato di visione lungimirante circa l’espansione del prestigioso marchio, getterà le basi per una nuova era contrattando con ricchi investitori iracheni.
Due ore e trentotto minuti di mirabile epopea famigliare, a tratti eccessiva e caricaturale, “ispirata a una storia vera”. Una soap dal sapore vintage, una tragedia contemporanea, tante sono le definizioni avanzate al fine di classificare in qualche maniera, le eccellenti prove attoriali che lo compongono.
Benchè si assista durante tutto il primo tempo, alla nascita e allo sviluppo dell’incontro amoroso tra Maurizio Gucci e la giovane e scaltra Patrizia Reggiani, ci si accorge presto che il sogno romanticamente cinico della ragazzotta provinciale, di sposare il rampollo della Milano bene, lascia il tempo che trova. Presto la graziosa Cenerentola col viso di Liz Taylor, cederà il posto ad una meschina e invadente moglie che fa la corsa all’oro, dall’aspetto tremendamente grottesco. Una trasformazione progressiva che diviene preludio dell’imminente spirale tragica che si abbatterà sulle sorti della “sua” famiglia fino al triste epilogo.
La donna infatti, con intento di vendetta e corroborata dalla sua cartomante di fiducia (interpretata da Salma Hayek), trafitta dal rancore nei confronti di Maurizio che l’ha allontanata di punto in bianco, intimandole di tornare a Milano dallo chalet privato di Saint-Maurice, architetta dentro di sé il proposito omicida, macchiandosi per sempre dell’orrenda colpa che la giustizia le riconoscerà.
Un film denso che, a suo modo, tenta di ricostruire una tragica vicenda non molto lontana nel tempo e lo fa conducendo lo spettatore verso emozioni sempre più cupe e grevi, per ricordarci metaforicamente che la felicità non è soggetta alle regole di mercato e che gli interessi economici sono sì, un affare di famiglia.