Sanremo. Alla nostra rubrica “Arti e Spettacolo incontra Sanremo” aderisce anche Roberto Cardelli, compositore della musica di “Sei Tu”, brano con cui è in gara Fabrizio Moro, veterano della kermesse.
Maestro, a questa edizione del Festival partecipa con “Sei tu”: che canzone dobbiamo aspettarci?
In sostanza si tratta di una ballata. È una dedica ma non parla di un amore finito. Anche “Portami via” di Fabrizio, brano al quale ho collaborato nel 2017, è una dedica: in quel caso il riferimento è a sua figlia. “Sei tu” è un pezzo emotivo ma non triste, infatti utilizza il tempo presente: basti pensare al verso piuttosto emblematico “Sei tu che attraversi il mio ossigeno quando mi tocchi”.
Com’è nata la collaborazione con Fabrizio Moro?
Io e Fabrizio lavoriamo insieme sin dai primi passaggi della canzone: io compongo le musiche, gli arrangiamenti e do la mia impronta sui testi ma le parole sono di Fabrizio che è un vero cantautore. Il pezzo è scritto per Sanremo ed è frutto di un lavoro congiunto. D’altronde, collaboriamo da tempo: ad esempio, il brano “Portami via”, già citato, e anche “Non mi avete fatto niente” con cui abbiamo vinto nel 2018.
Ecco, “Non mi avete fatto niente” ha un testo forte.
Sì, anche se credo che non sia stato capito dalle nuove generazioni, le quali si basano troppo sul TikTok del momento.
Dunque, “Sei tu” già progettavate di portarla al Festival? La possibilità di andare a Sanremo influisce sulla composizione di una canzone?
Sì, già avevamo l’idea di tentare la partecipazione al Festival: poi è arrivato questo brano che, peraltro, abbiamo elaborato abbastanza di getto ed è nato appunto già con una veste “sanremese”. Per Sanremo occorre una canzone di qualità, altrimenti è un percorso che non vale la pena intraprendere. “Sei tu” è piaciuta molto anche ad Amadeus e siamo di nuovo al Festival.
Questa edizione, inoltre, coinvolge generazioni diverse, come ad esempio Massimo Ranieri e Iva Zanicchi. Già l’anno scorso, a mio avviso, con i Maneskin è tornato il rock anni ’70 e ‘80 perché anche in musica vale quello che si afferma in fisica: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Anche Fabrizio, considerato autore di ballate, in sostanza è rock.
Quali emozioni sta vivendo durante questo pre – festival?
In verità, si tratta della mia sesta partecipazione.
Qual è l’obiettivo di un autore a Sanremo?
Naturalmente l’obiettivo è sempre vincere il Festival. Allo stesso tempo devo dire che il vincitore è dato dal pubblico dopo la gara: il podio è importante ma non è l’unico riconoscimento per un artista.
Ad esempio, noi con “Portami via” arrivammo settimi ma successivamente siamo stati primi nelle vendite in Italia, in un’epoca in cui esistevano ancora i firmacopie. L’anno scorso ho collaborato con Ermal Meta: con “Un milione di cose da dirti” nella classifica di Sanremo siamo stati primi fino all’ultima sera quando poi siamo arrivati terzi. Il televoto ha un peso specifico rilevante. L’esperienza recente dimostra peraltro che la canzone vincente deve anche essere funzionale all’Eurovision.
In ogni caso, ripeto che il successo di un pezzo è definito dal pubblico e Fabrizio è un grande cantautore. In un mondo in cui la misura della popolarità è data dal numero di stream sulle piattaforme online, credo che la vittoria più bella consista nel piacere a chi non è un tuo fan: dico questo perché al fan si piace sempre, a prescindere dal lavoro fatto. In fin dei conti la musica, come ogni forma d’arte, è una questione di gusti: è per tutti ma è soggettiva.
Avviandoci alla conclusione, quali sono i suoi prossimi progetti?
Usciranno due EP di Fabrizio, composti da sei brani ciascuno e due pezzi bonus per chi acquista il vinile; in particolare, l’uscita del secondo EP coinciderà con l’inizio del tour. Ad ogni modo, comprare musica non significa ascoltarla e in questo momento storico credo sia fondamentale tutelare la musica italiana.
Salutiamo il maestro Cardelli che ha posto l’accento su tematiche non solo sanremesi ma ugualmente meritevoli di attenzione.