Roma. Nulla succede per caso ci suggeriscono gli insegnamenti junghiani se pensiamo a certi incontri della vita. Il mio, personale, con la fotografia di Paola Tornambè parte dalla condivisione della sua poetica fotografica. Ma andiamo con ordine. Di chi stiamo parlando? Paola Tornambè nasce a Roma nel 1982 ed è una fotografa, scrittrice e blogger. In lei vivono due dimensioni parallele che attingono alla medesima arte.
Una fotografia di reportage, più tecnica, e una maggiormente personale, più intima, per tradurre le sue visioni interiori in rappresentazioni reali. Quest’ultima assume la veste di una fotografia di ricerca, rigorosamente in bianco e nero. Un altro sguardo per carpire l’anima delle cose e dei luoghi.
Non a caso, il suo blog si initola proprio “L’anima dei luoghi”, con l’avvertimento che non vuol essere una mera guida turistica atta a condurre il visitatore alla scoperta del luogo fisico bensì un diario di viaggio, animato da percezioni altre, in linea con il significato originario della fotografia.
Ha partecipato inoltre a diverse esposizioni con i suoi lavori e mostre personali: all’Atelier 35 di Roma e al Museo Mandralisca di Cefalù. È stata selezionata al concorso “Vittorio Bachelet”, inserita altresì nell’archivio storico del Museo di Arti e Tradizioni Popolari di Roma. Ha presentato il suo reportage “In volo con Marinella” su IES TV. È stata annoverata nel libro: “Essenza di un’isola”, pubblicato da “Io Donna”, il femminile del Corriere della Sera. È presente sui siti: “Astisti del Mare” e “Tempo di Scatto”.
Scrivere con la luce è, infatti, la vocazione di quest’arte così speciale. Ma cosa accade se oltre lo strato visibile dello scatto ve ne si possa scorgere un altro? Una componente soave e nascosta che si ravvisa nelle opere di Paola Tornambè, così diverse tra loro, ma intimamente connesse da un unico bagaglio emotivo comunemente definito “anima”.
La cifra di questi lavori è data anche da una peculiare tecnica, il cosiddetto “mosso artistico”, caratterizzato da movimenti intenzionali della fotocamera, finalizzati a produrre un risultato unico ed irripetibile. Una rappresentazione fluida, dinamica e fondata sulla trasformazione del soggetto ritratto.
Trattasi di fotografia sperimentale, incontrata in un pomeriggio di inverno per dare forma ad alcune mie parole, ancorate al binomio della “presenza-assenza”, così come indagato nella raccolta scritta a quattro mani con Paolo Miggiano e illustrata da Arianna e Oreste Monitnaro, “Istanze Poetiche”. Un bell’incontro, dunque, che porta in sé la convinzione del principio: nulla succede per caso, appunto.