Napoli. Sul furgone, guidato dal regista Gianpiero Borgia, sale Medea, bellissima ragazza dell’Est, maliarda ed empatica. Medea, interpretata da Elena Cotugno, è un’autentica conoscitrice del genere umano, in particolare dei maschi, esplorati attraverso il mestiere della strada, di notte, quando esseri fragili, cinici e solitari abbassano i pantaloni e le difese.
Inizia così “Medea per strada, viaggio sui sentieri della migrazione e della prostituzione”, che farà tappa a Napoli, per la prima volta, martedì 19 febbraio alle ore 20.30 (repliche anche doppie fino a domenica 24), con partenza dal Teatro La giostra, che diviene, per l’occasione, capolinea del viaggio.
Per la particolarità dell’allestimento e la capienza limitata a bordo del furgone, sei spettatori per ogni viaggio, si rende necessaria la prenotazione.
Con Medea per strada, che Gianpiero Borgia ha ideato avvalendosi della drammaturgia di Elena Cotugno e Fabrizio Sinisi, il Teatro dei Borgia porta l’azione scenica fuori dal teatro, a bordo di un furgone itinerante per la città, dove trovano spazio solo la protagonista e pochi spettatori per ogni viaggio.
Il mito non è più rappresentato su un palcoscenico, ma claustrofobico, intimo, quasi disturbante, e si confronta con la città reale intorno, costringendo a volgere lo sguardo su un’umanità più vicina di quanto, forse, siamo preparati ad accettare.
Medea per strada è un’indagine sulla prostituzione, lontana da pudore e pietismo, un’inchiesta lucida e acuta. È meditazione, profonda e dolorosa, senza alcun indugio sulle perversioni che fanno parte del mondo del sesso a pagamento.
La drammaturgia si pone nel solco delle libere riscritture del mito di Medea, rivelando allo spettatore d’oggi la “tragedia dello straniero” con la forza del mito greco. Si racconta la storia di una giovane migrante, scappata dal proprio paese, arrivata in Italia e finita a prostituirsi per amore di un uomo da cui si crede ricambiata, e da cui ha due figli. L’originale “allestimento” offre una scenografia in movimento, varca la soglia del teatro e cerca scenari che solo l’ambiente esterno può offrire in modo debito. Gli elementi naturali danno maturità all’atmosfera, verosimiglianza alle situazioni, carattere alle vicende, quando lontani dagli allestimenti scenici convenzionali.
Medea per strada rappresenta anche un pezzo di cronaca nera, e approfondisce un mondo sommerso, fatto di angoli e strade, di anime salve, per giungere al fondo della fragilità umana, fino all’universalità di temi legati alla maternità, al dolore, alla condizione di donna straniera, alla crudeltà dei moderni Giasone. Il passaggio dal mito alla tragedia del quotidiano, dunque, è breve.