Napoli. Intervistiamo Sergio Cammariere, compositore, cantautore e pianista poliedrico, che suonerà mercoledì 13 aprile al teatro Acacia di Napoli.
Maestro, quando ha deciso di intraprendere la carriera del musicista?
Sin da quando ero piccolo sognavo di fare questo mestiere. Sono nato a Crotone e a diciott’anni mi sono trasferito prima Firenze e poi a Roma, città in cui vivo da oltre quarant’anni. Tutta la mia vita è raccontata nel libro “Libero nell’aria”, edito da Rizzoli, il cui titolo è legato al mio nome completo, Sergio Libero, e ad un sogno musicale intrapreso nel nome della libertà.
Il grande pubblico la conosce in particolare per i brani con cui ha partecipato al Festival di Sanremo come “Tutto quello che un uomo”, vincitore anche del premio della critica nel 2003, nonché “L’amore non si spiega”. Ci racconta come sono nati questi due pezzi?
Scrivo canzoni fin da quando sono ragazzo e posso dire che ogni canzone ha una storia autonoma. Ho fatto tutti i tipi di mestiere per portare avanti questo sogno. Sono stato pianista di servizio negli anni Ottanta e poi negli anni Novanta ho realizzato la prima colonna sonora ed il primo album dal titolo “I ricordi e le persone”, con la collaborazione di Roberto Kunstler, prodotto da Vincenzo Micocci, produttore, tra gli altri, di Venditti e De Gregori.
Nel ’97, poi, al Premio Tenco ho presentato cinque canzoni e sono stato insignito della targa IMAIE. Sono stati anni in cui ho lavorato molto, culminati con la pubblicazione dell’album “Dalla pace del mare lontano” con cui ho vinto la targa Tenco per la miglior opera prima. Così, nel 2003, Pippo Baudo mi ha dato l’opportunità di presentare “Tutto quello che un uomo”.
“L’amore non si spiega” è, invece, un brano di bossa nova, credo il primo di questo genere presentato a Sanremo, peraltro in un momento coincidente con i cinquant’anni dalla nascita della bossa nova stessa. È stato poi un onore in quell’occasione duettare con Gal Costa. Posso dire che, in effetti, sono sempre stato attratto dalla musica latina insieme ai miei amici Sergio Bardotti e Bruno Lauzi, con i quali abbiamo composto musiche di ispirazione brasiliana.
La musica è sempre protagonista nelle sue canzoni. Qual è la sua opinione in merito al rapporto tra musica e parole?
In sostanza, ritengo si tratti di due tipi diversi di sintesi. Per la parte letteraria, occorre lavorare sul componimento metrico; quanto alla musica, bisogna inventare una griglia, ovvero una struttura armonica sulla quale poi costruire la melodia. Da qui, poi, si aggiungono le parole.
Personalmente, mi piace molto sperimentare. In maniera quasi caleidoscopica, amo intrecciare più generi: dal latin alla world music, così come la musica etnica, quella afro ed anche quella indiana. Infatti, credo di essere l’unico cantautore in Italia ad aver pubblicato ben due dischi di solo piano.
Passando al suo più recente lavoro, il 25 marzo è uscito anche in vinile “Piano nudo” comprendente 18 brani solo al piano, appunto. Ci può parlare di questo progetto?
In verità, sono brani nati tra le mura di casa: ho proprio lavorato in casa mia con pianoforte e microfoni. Questo metodo di lavoro già l’avevo adottato per il primo album solo al piano.
Molti brani di “Piano Nudo” hanno avuto una collocazione cinematografica: ad esempio, alcuni pezzi fanno parte della colonna sonora del film di animazione “Nonno Matteo” di Fabio Teriaca, grazie alla cui collaborazione ho ricevuto due nomination ai Nastri d’Argento per la migliore canzone. Naturalmente, resta il mio amore per la poesia.
E quando uscirà il prossimo album di inediti?
In realtà, il prossimo lavoro è già stato missato e probabilmente sarà pubblicato in autunno. Si tratta di un progetto corale: è frutto della collaborazione con tanti artisti, come ad esempio Fabrizio Bosso e Luciano Biondini, e ci sarà l’orchestra. Sarà un disco completo di tredici brani.
Al concerto che si terrà a Napoli sarà solo o sarà accompagnato da altri musicisti?
Saremo in quartetto. Ci saranno alcuni compagni di viaggio con i quali, conoscendoci da tempo, c’è molta intesa. Noi suoniamo veramente dal vivo come i musicisti della classica e quello che viene fuori nasce proprio dal nostro cuore. Come tipico della musica jazz ci saranno molte improvvisazioni e rielaborazioni dei miei brani.
E dopo un lungo stop del settore della musica dal vivo, si può dire che il tour prosegue.
Esatto, sarò a Roma al Parco della Musica il 5 maggio ed in seguito a Cremona in special trio con Ares Tavolazzi e Alfredo Golino per un totale di venti date fino alla fine dell’anno. È bello anche diversificare ogni singolo concerto perché l’aspetto più importante della musica, a mio avviso, è proprio la libertà.
Ringraziamo il maestro Cammariere che al Teatro Acacia si è esibito in quartetto in una sala gremita. Accompagnato da Amedeo Ariano alla batteria, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Daniele Tittarelli al sax, musicisti che lo stesso maestro ha definito «famiglia», il pianista di origini calabresi ha suonato tutti i suoi più grandi successi, da “L’amore non si spiega” a “Cantautore piccolino”, passando per “Tutto quello che un uomo” e concludendo, tra i vari bis, con “Dalla pace del mare lontano”.
Un flusso di canzoni che ha alternato la poesia dei testi a coinvolgenti improvvisazioni jazz. Un concerto in cui non si è guardato l’orologio e che, dopo molteplici rinvii, ha dato piena soddisfazione al pubblico presente. La sala tutta in piedi ha salutato Cammariere che ha risposto con un ultimo ed inaspettato bis: “Napul’è” di Pino Daniele, eseguita solo al pianoforte e cantata da tutto il pubblico per una naturale conclusione corale della serata.