Milano. Saranno le marionette dei Colla, il prossimo 29 settembre. ad aprire la nuova stagione del Teatro Gerolamo con uno storico spettacolo che nacque proprio per quel palcoscenico con il titolo “La Geisha dei topi”, poi trasformato in “La sposa del sole”. La prima serata è interamente riservata all’Associazione Paolo Pini. Milano 1906: anno dell’Esposizione Internazionale. La città accoglieva visitatori giunti da ogni parte del mondo per l’importante avvenimento. Fra le grandi attrattive che Milano offriva era tappa d’obbligo assistere ad uno spettacolo di marionette al Teatro Gerolamo di Piazza Beccarla, luogo assai conosciuto dai milanesi e dai turisti che arrivavano dai luoghi e dalle culture più diverse. Quella sala, costruita nel 1868 appositamente per le marionette di Giuseppe Fiando, non solo vantava più di un secolo di tradizione marionettistica ma offriva alla vista degli spettatori gli stessi elementi architettonici utilizzati per edificare la Galleria Vittorio Emanuele. Un vanto per la città ed un esempio urbanistico di grande pregio. Proprio in questo teatro, nello stesso anno, dopo le numerose formazioni marionettistiche che l’avevano preceduta, approdava la Primaria Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli. Nata professionalmente nel 1835 da un rovescio di fortuna che da teatro salottiero di tarda epoca barocca l’aveva trasformata in formazione itinerante per circa mezzo secolo, la Carlo Colla e Figli si era imposta al pubblico dei piccoli e grandi centri urbani del nord Italia passando di successo in successo sino a divenire, sul finire del XIX secolo, compagnia stabile a Parma, città dal palato assai difficile e raffinato in fatto di gusti teatrali, per molti anni durante i quali le nuove produzioni teatrali avevano richiamato l’attenzione di grandi impresari. Così si aprirono le porte del Teatro Gerolamo proprio in quell’anno così importante per la città di Milano. E quell’evento così determinante per la nostra città lo fu anche per i Colla che, visitando all’Expo il padiglione del Giappone, non si lasciarono sfuggire l’occasione per acquistare tessuti, armature da Samurai, marionette originali e maschere in lacca. È importante sottolineare che il cosiddetto “esotismo” stava in quel momento dilagando socialmente e culturalmente. Già nel 1885 Sullivan aveva creato l’operetta “Mikado”, nel 1898 Mascagni aveva musicato la sua “Iris” e nel 1904 Puccini aveva portato sulla scena del Teatro alla Scala (fra bordate di fischi, in verità!) la tragica storia di “Madama Butterfly”. È quindi naturale che anche le marionette, sempre all’avanguardia nelle loro scelte teatrali, si ispirassero al mondo fascinoso del Sol Levante. Inoltre la forma teatrale che da tempo stava prendendo piede come teatro leggero era l’operetta, un’azione teatrale recitata, cantata, mimata e danzata, insomma l’antenata delle nostre commedie musicali e dei musical. Così nacque per il palcoscenico del Teatro Gerolamo “La Geisha dei topi” tratta da una omonima fiaba giapponese: il villaggio dei topi è in grande agitazione perché un semplice e povero topolino ambisce all’amore della più bella topolina, vezzosa danzatrice. Ma i concittadini decidono che la bella sia offerta in sposa all’essere più forte della terra: il Sole. Da qui il viaggio della bella topolina la quale scoprirà alla fine che il più forte è proprio quel topino che l’amava con tutto il cuore. Lo spettacolo ebbe immediatamente grande successo per il testo curato da Carlo II Colla, Direttore Artistico della Compagnia, per la sontuosità degli abiti ad opera di Rosina Colla e delle sue collaboratrici, per la suggestione pittorica degli ambienti ideati dal pittore Francesco Bosso, per le orecchiabili musiche di Carlo Durando, per i trucchi scenici, le macchine inventate e costruite da Giovanni Colla e le marionette accuratamente vestite da Michele Colla. Ma quei personaggi con muso e zampine da topo non piacquero alle signore in stato interessante che frequentavano la sala di Piazza Beccarla, piuttosto impressionate da quelle fattezze così realistiche. Fu così che, dopo qualche tempo, Carlo II Colla trasformò la fiaba ne “La sposa del Sole”: non più personaggi-animali sulla scena ma esseri umani in carne ed ossa, si fa per dire. La storia fu lievemente modificata e rimase nel cartellone del Teatro Gerolamo definitivamente.