Venezia. S’intitola “Phoenix” l’opera in marmo di Carrara del grande artista internazionale Lorenzo Quinn che sarà esposta dall’8 al 28 novembre nel foyer del Teatro La Fenice di Venezia, in occasione del nuovo allestimento del “Falstaff” di Verdi – con la direzione del Maestro Myung-Whun Chung e la regia di Adrian Noble – che inaugura il 18 novembre la Stagione Lirica 2022-2023 dello storico teatro lagunare.
La riflessione di Quinn sulla necessità di una Ri-nascita e di una nuova Umanità in un’epoca di post pandemia, di disagio sociale e di conflitti che squarciano l’Europa, ha trovato forma nel progetto “Baby 3.0”, serie di tre sculture raffiguranti neonati, simbolo del mistero e del miracolo della creazione.
“Phoenix”, pezzo unico nel materiale più nobile della scultura classica nel cui nome rivive l’emblema della resilienza e della capacità di rinascita di Venezia e del suo Teatro, è una versione in scala ridotta del bimbo, ancore nel grembo materno, raffigurato nella monumentale opera di arte pubblica (alta 7 metri e larga quasi 9, in maglia di acciaio e lamina di alluminio) che Quinn ha esposto nei mesi scorsi nel giardino di Palazzo Corner della Ca’ Granda, sul Canal Grande: il contributo di un artista – le cui opere sono state allestite in alcuni tra i siti più iconici a livello mondiale ma profondamente legato a Venezia – di fronte alla necessità di un ripensamento universale e individuale dei valori che devono sostenere il nostro futuro e le nostre azioni, anche a difesa di questa delicata città.
“Sono davvero felice – afferma Lorenzo Quinn – che “Phoenix” venga esposto in un tempio della cultura e dell’arte così straordinario, capace di ispirare – come mi auguro le mie opere – la Ri-nascita e la Ri-partenza. Viviamo in tempi molto precari e sono fermamente convinto ci sia bisogno di un cambiamento profondo. C’è molta negatività nel mondo, sento l’urgenza di ridare valore alla vita e di ripensare al senso complessivo della mostra esistenza”.
“Lorenzo Quinn è un messaggero – ha scritto Amira Gad, che ha curato l’esposizione di “Baby 3.0” a Venezia – e la sua arte è una campagna globale che ci invita a proteggere il mondo in cui viviamo.”
Il Sovrintendente Fortunato Ortombina ha così commentato: “Venezia è un luogo unico, nessun altro luogo ha una densità d’arte così grande, è un prodigio, sono lieto che la Fenice sia sempre un laboratorio aperto, vivo, mai fermo a celebrarsi e che ora ospiti un’opera d’arte che porta il suo stesso nome e che, come questo Teatro, vuole essere un simbolo di rinascita. Mi auguro che una mostra legata all’inaugurazione della Stagione diventi per noi un appuntamento fisso, un ulteriore connubio tra il Teatro La Fenice e le altre arti, che si ripeterà ogni anno.”
L’opera sarà visibile a tutti i visitatori del Teatro e al pubblico degli spettacoli fino al termine delle repliche di “Falstaff”.