Milano. Sabato 21 e domenica 22 alle ore 16, al Teatro Girolamo, andrà in scena “Rosella”, la storia di una ragazza di un paese del Sud Italia che si trasferisce a Milano negli anni del boom. Come milioni di persone è attratta dalle possibilità di lavoro, dal mito della grande città e, nel suo caso, anche dalla volontà di sottrarsi a una condizione femminile che si perpetua da secoli. In fondo parte perché partono tutti e ad attenderla ci sono parenti emigrati prima di lei. I periodici ritorni di Rosella al paese mettono in evidenza una continua contrapposizione tra Nord e Sud. E la sua storia personale si intreccia con la storia di una nazione, nel periodo che va dagli anni Sessanta agli inizi degli anni Novanta: piazza Fontana, la legge sul divorzio, il terremoto in Irpinia. Un’epoca in cui la nostra società è davvero cambiata. Il desiderio di scrivere “Rosella” nasce dall’incontro tra l’esperienza autoriale e attoriale di Egidia Bruno, il suo percorso biografico di meridionale, giunta a Milano in un’epoca successiva, ma con l’eco dei racconti delle generazioni precedenti, e Alberto Saibene, un intellettuale anomalo di famiglia milanese, che ha investigato il ruolo della donna nella regia de “La ragazza Carla”, (2015, prodotto da RAI Cinema, tratto dal poema omonimo di Elio Pagliarani). La Bruno e Saibene sono coetanei e in questo lavoro affrontano anche il proprio passato: crescere in un Paese che i mass-media stavano unificando, in cui settentrionali e meridionali avevano per la prima volta l’occasione di conoscersi, ma in cui le diffidenze verso l’altro erano ancora molto forti. Storie del passato che valgono ancora oggi.