Venezia. Il giorno 29 marzo alle ore 18.00 inaugura negli spazi di Micromega Arte e Cultura, Campo San Maurizio 2758, la mostra “Anna o della bellezza altrove” con installazioni, opere pittoriche, incisioni e libri d’artista di Anna Romanello. Il progetto espositivo è presentato da un testo e dal monologo performativo “La versione del figlio” di Paolo Puppa. In mostra una serie di installazioni composte da opere fotografiche appositamente studiate e messe in contrapposizione con immagini grafiche, proprio per offrire un nuovo punto di vista sul concetto innovativo di stampa. Gli ambienti dello Spazio si apriranno ad un dialogo tra antico e contemporaneo, dove le architetture e le opere saranno parte integrante del percorso e daranno vita a una nuova visione. Infatti, l’artista negli ultimi anni si è concentrata in particolare sull’osservazione di luoghi, sottratti alla loro forma storica e codificata. Due mondi, che si confrontano e si compenetrano, verranno rappresentati con opere di piccolo e medio formato, mentre grandi bande scenderanno nello spazio. Le opere disseminate saranno in luce e scoperte man mano che il visitatore lo percorre, ricreando un’atmosfera suggestiva e misteriosa dei luoghi raccontati. È un percorso poliedrico e articolato quello dell’artista, nel quale sperimenta innovative tecniche di stampa calcografiche, fondendole con la fotografia e le moderne tecnologie, dando vita ad un nuovo linguaggio Scrive Paolo Puppa nel testo critico: “[…] Anna Romanello da molti anni opera spiazzamenti, decontestualizza apparati, sgretola profili, terremota e riscrive superfici. Sotto le sue mani febbrili il caos si fa forma e viceversa, attraverso soluzioni sofisticate e lontane nel tempo, come quelle calcografiche di stampa su rame e zinco. Ne fuoriesce un catalogo di soggetti multipli, lignei collage, preziose xilografie, puntasecche e acque forti, sfere in plexiglass ravvivate da inserti musivi, pastelli litografici con punte elettriche in grado di far colare sulla superficie cromatismi simultanei tardo futuristi. E intorno leporelli si dispiegano con tocchi astuti da brava scenografa. Questa lista di mestieri specialistici non esclude il naturale di una matericità di volta in volta riplasmata con interventi da tecnologie aggiornate. Così, ad esempio, arte graffiate e lastre a ricostituire la tradizione lontana nel tempo della sinopia. Ora, Anna alchimista non tiene per sé i segreti del suo fare, ma ama distribuirli, insegnarli. La sua infatti è anche una carriera di docente nelle Accademie di Belle Arti. E le sue radici calabresi se le porta in giro per il mondo, negli atéliers autorevoli dove si è formata, a partire da quello parigino di Stanley William Hayter, il grande maestro inglese di incisione di estrazione surrealista. E la dizione, Istituto dell’Accademia di Belle Arti, Belle Arti appunto, appare semanticamente fondata dal momento che le arti si fanno belle attraverso le sue vertiginose mescolanze. […]”.