Milano. “Macbeth” di Giuseppe Verdi torna in scena alla Scala dal 17 giugno all’8 luglio per sei rappresentazioni ormai prossime al tutto esaurito. Giovedì 15 giugno il sipario si alza su un’anteprima organizzata dal Teatro nel quadro dell’iniziativa “Viva Verdi” con cui il Ministero, in collaborazione con i teatri lirico-sinfonici italiani, sostiene il progetto di salvaguardia, promozione e valorizzazione di Villa Verdi, la casa-museo del compositore a Sant’Agata di Villanova sull’Arda. Il programma comprende 14 iniziative e si è aperto il 10 febbraio con la Prova generale di “Aida” all’Arena di Verona. L’Anteprima sarà venduta allo stesso prezzo delle altre rappresentazioni (da € 10 a € 252) con la possibilità di aggiungere un’ulteriore donazione. Si tratta della ripresa dello spettacolo che ha aperto con 12 minuti di applausi la Stagione 2021/2022 segnando un passo importante verso la normalità dopo la pandemia. La regìa, ambientata in un presente o futuro inquietante, è firmata da Davide Livermore e si muove negli spazi monumentali e ricchi di riferimento portaluppiani disegnati da Giò Forma, mentre i costumi sono di Gianluca Falaschi. Sul podio Giampaolo Bisanti, direttore milanese al suo secondo titolo scaligero dopo il successo ottenuto con “Adriana Lacouvreur”. Protagonista è, come il 7 dicembre 2021, Luca Salsi, baritono verdiamo di riferimento dei nostri anni che tornerà il prossimo 7 dicembre come Marchese di Posa nel “Don Carlo” di inaugurazione della Stagione, mentre Lady è Ekaterina Semenchuk, anche lei intensa interprete di alcune recite nel dicembre 2021. Completano i ruoli principali Jongmin Park come Banco e Fabio Sartori come Macduff. Il Coro del Teatro alla Scala è diretto dal Maestro Alberto Malazzi, mentre le coreografie sono state concepite da Daniel Ezralow. L’opera si esegue nella versione del 1867 come documentata dall’edizione critica curata da David Lawton per Ricordi. Nel IV atto è inserita la morte di Macbeth (“Mal per me che m’affidai”) dalla versione del 1847. Frutto del lavoro della squadra artistica guidata da Davide Livermore nella quarta Inaugurazione di Stagione consecutiva, l’allestimento di “Macbeth” si presenta anche scenicamente come esito e compendio di un percorso al cui centro è il significato del potere, con i suoi spazi monumentali, i suoi simboli, il suo impatto sulle vite dei singoli ma anche con la sua fragilità e il suo inevitabile tramonto. Il trono di Attila, il sadismo annidato nelle stanze fastose di Tosca, lo sgretolarsi dei palazzi rappresentato con impressionante premonizione da Livermore nella Casa Bianca in fiamme, che faceva da sfondo al Credo di Iago nella serata “… a riveder le stelle” poche settimane prima dell’assalto al Campidoglio, si ritrovano in Macbeth in un nuovo contesto. Abbandonato il filtro della rappresentazione in costume, l’allestimento ci parla delle città del nostro tempo, santuari della ricchezza e del dominio eppure fragili ed esposte a oscure minacce. Città le cui prospettive si moltiplicano e si riflettono come nel film “Inception” (Christopher Nolan, 2010), immagini di un inconscio tortuoso, di un io smarrito.