Torino. Martedì 19 marzo alle ore 19.30, al Teatro Gobetti, per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale debutta “Il canto della caduta” di e con Marta Cuscunà. La progettazione e la realizzazione animatronica sono di Paola Villani, la progettazione video di Andrea Pizzalis.
Lo spettacolo, che sarà replicato al Teatro Gobetti fino a domenica 24 marzo, è una coproduzione : Centrale Fies, CSS Teatro stabile d’innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, São Luiz Teatro Municipal – Lisbona in collaborazione con Teatro Stabile di Bolzano, A Tarumba Teatro de Marionetas – Lisbona.
Da un mito popolare dei Ladini, la parabola della sopraffazione: dal regno pacifico delle donne all’epoca della violenza, del profitto e della spada. Si tinge di nero, con immagini dark e tecnologia, il nuovo progetto della giovane Marta Cuscunà, che prosegue nella ricerca sulle resistenze femminili.
In un cupo scenario di guerra, al termine della battaglia, quel che resta degli eserciti diventa banchetto per i corvi. Inizia con una carneficina Il canto della caduta, il nuovo spettacolo della giovane, visionaria drammaturga e regista friulana Marta Cuscunà, – coprodotto dal Teatro Stabile di Torino – che parte da un antico ciclo epico per mettere in scena il canto nero della caduta nell’orrore della guerra. Il lavoro si ispira al mito di Fanes della tradizione popolare dei Ladini, minoranza etnica che vive nelle valli centrali delle Dolomiti. Si narra la fine del regno egualitario e pacifico delle donne e l’inizio di una nuova epoca del dominio e della spada. È proprio la guerra che provoca la fine del regno matrilineare e dei Fanes, costretti a rintanarsi nelle viscere della montagna in attesa che arrivi il tempo d’oro della pace.
L’autrice risale dunque alla preistoria della civiltà europea e approfondisce la sua ricerca nella archeomitologia in cerca di chiavi di lettura del presente.
“Attraverso l’antico mito di Fanes – spiega – “Il canto della caduta” vuole portare alla luce il racconto perduto di come eravamo, di quell’alternativa sociale auspicabile per il futuro dell’umanità che viene presentata sempre come un’utopia irrealizzabile. E che invece, forse, è già esistita”.
Marta Cuscunà è uno dei talenti più interessanti della sua generazione. Autrice e attrice appassionata, nei suoi spettacoli ha sempre dato voce alle donne e nel corso degli ultimi dieci anni ha confezionato una trilogia militante e innovatrice del classico teatro di narrazione. “È bello vivere liberi”, “La semplicità ingannata” e “Sorry, boys” sono stati rappresentati in Italia e all’estero, ottenendo ovunque successi e riconoscimenti importanti.