Mazara del Vallo. Dal 5 al 19 novembre, presso il Collegio dei Gesuiti, sarà aperta al pubblico la mostra “L’Anima dei pupi”, dedicata all’omonimo libro fotografico di Alessandro Ingoglia, edito da Edizioni Museo Pasqualino con il patrocinio del Ministero della cultura e dell’Assessorato alla cultura della Regione Sicilia.
Il progetto fotografico nasce dalla volontà dell’autore di raccontare un’antica tradizione di oltre due secoli fa, una di quelle che si tramanda di padre in figlio: l’Opera dei Pupi.
Basta sfogliare le prime pagine di questo libro per immergersi immediatamente nei colori e nelle atmosfere di Palermo, che fanno da sfondo alla nascita dei pupi siciliani attraverso le sapienti mani di Salvatore Bumbello, uno dei “pupari” che questo mestiere lo ha imparato fin da bambino, aiutando il padre Luciano. Rimasto orfano a soli 17 anni, Salvatore ha preso in carico le sorti dell’attività familiare e oggi ha una responsabilità fondamentale, quella di tenere in vita l’opera dei pupi, tentando di innovarla; per fare ciò, oltre a mettere in scena il classico ciclo delle avventure dei cavalieri di Francia al tempo di Carlo Magno, crea anche nuovi pupi per storie originali e inedite, che coinvolgono altre tradizioni come quella del melodramma.
Come una sorta di moderno Geppetto, Salvatore si prende cura di ogni sua marionetta donandogli l’anima; nonostante sia il più giovane esponente palermitano di quest’arte, coinvolge già figli e nipoti nell’attività, facendo sì che anche le loro mani un domani possano portare avanti e sviluppare la tradizione familiare.
Ed è proprio sulle mani che si focalizzano le fotografie di Alessandro Ingoglia, documentando, scatto dopo scatto, ogni passaggio del processo di lavorazione del legno che conduce alla nascita di un nuovo pupo. Le mani dei pupari custodiscono e trasmettono storie, esprimono un loro linguaggio peculiare, un’“intelligenza pratica” tramandata nel tempo che ci ricorda qualcosa di molto importante: il valore artigianale dell’arte.
Le fotografie riescono a cogliere l’estro e il mistero di un’arte difficile da bloccare in un fotogramma, raccontano l’uomo e l’intima quotidianità di un mestiere secolare nell’ambiente dove tutto prende vita, tra muri affollati di spade e scudi, e teste di paladini, saraceni o amazzoni appese a una stecca con dei chiodi.
In occasione della mostra saranno esposte 30 delle 115 fotografie che compongono il progetto nella sua interezza, articolate, come nel libro, in due capitoli; il primo, “La bottega”, conterrà solo foto in bianco e nero, mentre nel secondo, “La messa in scena”, troveranno spazio anche i colori.
Come spiegato dall’autore, “il duplice linguaggio cromatico è frutto di una scelta autoriale ben precisa: il bianco e nero rappresenta la mancanza di un’anima che in modo embrionale viene trasferita durante la costruzione con il legno e il metallo grezzo che devono essere modellati e forgiati. Con la messa in scena, poi, il puparo dona ai suoi pupi una voce, un carattere, un movimento, li rende vivi donandogli un’anima; la presenza del colore esprime proprio questo passaggio alla vita, che si materializza durante lo spettacolo e che si ripete più e più volte con avventure e storie sempre diverse, come la vita stessa”.
Le fotografie di Alessandro Ingoglia hanno il merito non soltanto di trasmettere il mistero e il fascino di un’arte entrata a far parte del patrimonio Culturale Immateriale Unesco, ma di raccontare con grande cura e sensibilità la complessa attività di un tipo di artigiano che è allo stesso tempo falegname, fabbro, sarto, pittore, attore, musicista, regista e drammaturgo.
“L’Anima dei pupi”, che ha già ricevuto diversi riconoscimenti internazionali con relative esposizioni, contiene 65 fotografie in bianco e nero e 50 a colori ed è impreziosito dalla prefazione di Fabio Stassi; particolare attenzione è dedicata anche alla cura dei dettagli sia visivi che sensoriali, come la scelta di un particolare tipo di carta che restituisce un’atmosfera di calore che ben si presta all’attività di artigianato protagonista del reportage.
Quello dell’Opera dei Pupi è un patrimonio inestimabile che – oggi più che mai – va preservato e tramandato, e le 192 pagine che compongono il libro di Alessandro Ingoglia riescono perfettamente nell’intento di ricordarci il perché.