Torino. Dopo il sensazionale debutto estivo a Bayreuth salutato con una standing ovation, sabato 25 novembre alle ore 20 la Stagione de I Concerti 2023-2024 dà il benvenuto a Nathalie Stutzmann per la prima volta sul podio dell’Orchestra del Teatro Regio. Carisma, energia e straordinarie doti interpretative hanno fatto sì che Stutzmann si sia affermata a livello mondiale. Nelle sue mani, un programma raffinato e passionale, tre creazioni molto diverse per stile e carattere: la limpida grazia de Le tombeau de Couperin di Maurice Ravel, l’esuberanza sonora dell’Ouverture dal Tannhäuser di Richard Wagner e la Sinfonia n. 6 “Patetica”, tra le più celebri e intense di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Nathalie Stutzmann tornerà sul podio del Regio a maggio con la rappresentazione del capolavoro wagneriano “Der fliegende Holländer” per la regia di Willy Decker. Nathalie Stutzmann, direttrice d’orchestra e contralto francese, è la Direttrice musicale dell’Atlanta Symphony Orchestra e la seconda donna nella storia a dirigere una grande orchestra americana. È anche Direttore ospite principale della Philadelphia Orchestra. Stutzmann è considerata una delle personalità musicali più importanti del nostro tempo. Di recente ha collaborato con la Filarmonica di Monaco, la New York Philharmonic, la Helsinki Philharmonic Orchestra, l’Orchestre de Paris e la London Symphony Orchestra. La stagione in corso prevede il suo debutto con l’Orchestra Sinfonica della Radio Svedese e una collaborazione con la Paris Philharmonie che includerà concerti con l’Orchestre de Paris, l’Orchestre National du Capitole de Toulouse e la partecipazione come presidente di giuria per il Concorso La Maestra. Tornerà anche alla London Symphony Orchestra per una settimana di celebrazioni dedicate a Bruckner, dove dirigerà le sinfonie n. 7, 9 e il Te Deum. Con l’Atlanta Symphony ha in programma un tour sulla West Coast e tornerà a New York per il tanto atteso debutto alla Carnegie Hall con la Philadelphia Orchestra. Il suo repertorio spazia dal romanticismo mitteleuropeo e russo: Beethoven, Schumann, Brahms, Dvořák, Čajkovskij, Wagner, Mahler, Bruckner e Strauss, fino al repertorio francese del XIX secolo e all’impressionismo. Negli ultimi anni Nathalie Stutzmann ha affiancato la sua riconosciuta attività di cantante lirica a quella di direttore d’orchestra e direttore d’opera; la Stagione 22/23 ha visto due acclamati debutti al Metropolitan Opera con due produzioni di Mozart: “Die Zauberflöte” e “Don Giovanni” oltre a “Tannhäuser” di Wagner al Festival di Bayreuth. In qualità di contralto ha al suo attivo più di 80 registrazioni e ha ricevuto i premi più prestigiosi. Il suo ultimo album uscito nel gennaio 2021, Contralto, è stato premiato con il sigillo “Eccezionale” di “Scherzo”, il Diamant d’Or di “Opera Magazine” e il Classique d’Or di Radio RTL. Nell’estate del 1914, Maurice Ravel, al lavoro su una “suite francese” dedicata al barocco francese identificato nella persona di François Couperin, clavicembalista alla corte di Luigi XIV, fu sorpreso dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, che segnò non poco la sua vita e la sua produzione musicale. Il compositore si arruolò e al ritorno dal conflitto decise di dedicare ogni movimento della suite a un caduto: di qui il titolo Tombeau, ossia omaggio funebre; il nome di Couperin restò come simbolo di un’epoca. Non soddisfatto, Ravel volle strumentare la suite, riducendola dai sei brani originari a quattro: questa versione orchestrata fu presentata per la prima volta il 28 febbraio 1920 a Parigi, durante la stagione dei Concerti Pasdeloup. «Questa metamorfosi dei pezzi pianistici in lavori sinfonici – scrisse l’amico del compositore Roland-Manuel – era un gioco per Ravel, un gioco giocato alla perfezione, cosicché la trascrizione superava il fascino dell’originale. L’abilità ha raggiunto il suo vertice in “Le tombeau de Couperin”. Questa trascrizione sortisce un effetto che è virtualmente mozartiano. Una severa necessità governa ogni movimento; con estrema semplicità ed economia, Ravel ottiene brillantezza e varietà di colori nel corso di tutto il lavoro, una precisione che eguaglia e forse sorpassa i più brillanti successi del suo virtuosismo orchestrale». Riflette l’atmosfera della vicenda, anticipandone i temi, l’Ouverture del Tannhäuser di Richard Wagner e contrappone i due temi-simbolo su cui si fonda l’intera opera: il corale dei pellegrini romei, reduci dal viaggio a San Pietro, e il tema di Venere, che nella sua misteriosa grotta inebria di piaceri i suoi amanti. Non potrebbe esserci opposizione più forte: da un lato la sonorità degli ottoni, con gli accordi compatti, netti del canto sacro, che nell’opera è destinato ad affiorare a più riprese in momenti cruciali; dall’altro il disegno aereo, sfumato, sfuggente, degli archi quasi nebulizzati, che evocano come un afrodisiaco sonoro le seduzioni dei sensi. Sarà una vera e propria gioia farsi trasportare dalla bacchetta di Stutzmann attraverso quest’atmosfera eroica e leggendaria. Il programma del concerto si chiude con una delle sinfonie più celebri e intense del repertorio, la “Patetica”, che Pëtr Il’jč Čajkovskij scrisse come una sorte di personalissimo requiem, intuendo che la sua fine era vicina. «Mi è venuta l’idea di una nuova sinfonia, questa volta di una sinfonia a programma, però con un programma che dovrà restare per tutti un enigma», così Čajkovskij annunciava per lettera al nipote Vladimir Davidoff l’avvio di un nuovo progetto. Era il febbraio 1893, e l’abbozzo per una Sesta Sinfonia prese a crescere senza tregua: le pagine si accumulavano con un ritmo impressionante, poi restarono in aspettativa quattro settimane a causa di un viaggio intermedio e, al ritorno, la composizione riprese alacremente, con un lungo lavorio sulla strumentazione. La prima esecuzione fu diretta il 16 ottobre 1893 a San Pietroburgo dall’autore stesso, che sarebbe morto appena una settimana più tardi. L’appellativo di «Patetica» con cui Čajkovskij la licenziò alle stampe, riflette il carattere, tutto interiore, di questa sinfonia.