Napoli. Martedì 9 gennaio, Nanni Moretti ha portato al Teatro Mercadante di Napoli i “Sillabari” di Goffredo Parise. Uno spettacolo unico, senza repliche, di poco più di un’ora in cui il regista ha letto sei racconti tratti dall’antologia di brevi racconti, o romanzi in miniatura, come qualcuno li definisce, dedicati da Parise ai sentimenti umani essenziali, rigorosamente disposti in ordine alfabetico, come a comporre una sorta di dizionario.
I primi, dalla A di Amore alla F di Famiglia, furono pubblicati sul Corriere della Sera nei primissimi anni ’70. Sin da subito, nessuno ne mise in discussione il valore. E dal 1973 al 1980 uscì la seconda serie, da Felicità a Solitudine. Poi a metà degli anni ‘80 i due “Sillabari” vennero riuniti in un’unica edizione. Quello che maggiormente colpì allora, e colpisce tuttora, dell’opera di Parise è l’uso della lingua che fu oggetto di riflessione anche da parte di Natalia Ginzburg che si occupò della postfazione al “Sillabario”. La Ginzburg rimase particolarmente colpita dall’utilizzo dei modi verbali, dell’imperfetto, in particolare, definito triste, rapido, fuggevole, e capace di rendere anche le più normali situazioni di vita, quasi struggenti, un attimo prima di restituirle nuovamente al quotidiano e al suo quasi insignificante piattume.
Nanni Moretti si presenta in scena senza scenografia: il sipario chiuso alle sue spalle, accompagnato dal leggìo e dal microfono, decide di introdurre la sua lettura proprio con le parole tratta dalla postfazione di Natalia Ginzburg.
Poi inizia a leggere: i sei racconti che sceglie sono “Amicizia”, “Donna”, “Libertà”, “Gioventù”, “Italia”, “Cinema”. Quello che più resta impresso dei racconti di Parise portati sul palco dal regista è che non solo nella scrittura, come già sottolineato al tempo dalla Ginzburg, ma anche nel contenuto, essi hanno la capacità di descrivere così bene situazioni e sentimenti che, al netto di piccoli particolari (come una certa descrizione un po’ antica del cinematografo o il riferimento ad un’automobile del passato come la Fiat Topolino), sembrano rifarsi ad episodi di vita accaduti ai giorni nostri. Un momento di condivisione che si fa amicizia tra dieci coetanei che vanno a sciare e si ritrovano negli anni successivi sulla stessa pista, il fascino di un film visto al cinema, il trascorrere del tempo che passa la staffetta tra una generazione e l’altra, il senso di libertà che, come risponde una senatrice socialista alla sua intervistatrice, è il socialismo, sebbene “- La libertà è un pittore americano a Villa Borghese – avrebbe voluto dire.”. Tutto riporta al presente, pur scritto oramai quasi cinquanta anni fa.
Il regista conclude la lettura tra le note de “La canzone dell’amore perduto” di De André e gli applausi scroscianti del pubblico.
Nei prossimi giorni, fino al 21 gennaio, sarà ancora possibile applaudire Nanni Moretti al Teatro Mercadante di Napoli, per la prima volta in veste di regista di prosa, con “Diari d’amore”: per questo suo esordio teatrale ha deciso di portare in scena due atti unici della stessa Ginzburg, “Dialogo” e “Fragola e Panna”, con Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli e Giorgia Senese.
Crediti foto: Luigi De Palma.