Milano. Dal 23 al 28 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, Remo Girone torna in scena al Parenti nei panni di Simon Wiesenthal, ebreo sopravvissuto all’Olocausto che ha dedicato 58 anni della sua vita a inseguire i criminali di guerra e a consegnarne oltre 1000 al giudizio del mondo. A cavallo tra un avvincente thriller di spionaggio e l’indagine storica, rivissuta con umana partecipazione e un tocco di caustico umorismo ebraico, “Il cacciatore di nazisti” ne racconta la storia. Lo spettacolo si apre nel 2003, in quello che idealmente è l’ultimo giorno di lavoro di Wiesenthal al Centro di documentazione ebraica da lui fondato: prima di andare in pensione, l’uomo ripercorre per ellissi ed episodi emblematici cinquantotto anni di inseguimento dei criminali di guerra nazisti, responsabili della morte di più di undici milioni di persone, di cui sei milioni di ebrei. La vita di quest’uomo, ironicamente apostrofato come “il James Bond ebreo”, ha dell’incredibile: con il suo lavoro di ricerca e investigazione è riuscito a consegnare alla giustizia circa 1.100 criminali nazisti tra cui Karl Silberbauer, il sottoufficiale della Gestapo responsabile dell’arresto di Anna Frank, Franz Stangl, comandante dei campi di Treblinka e Sobibor e Adolf Eichmann, l’uomo che pianificò “la soluzione finale” di Hitler. Il processo ad Eichmann fu uno dei più importanti del secolo scorso. Iniziato nell’aprile del 1961 a Gerusalemme, terminò otto mesi dopo con la condanna a morte per impiccagione dell’imputato, accusato di “crimini contro l’umanità”. Lo spettacolo di Giorgio Gallione, basato sui libri dello stesso Wiesenthal e affidato all’interpretazione di Remo Girone, si interroga non solo sulla feroce banalità del male, ma anche sulla sua genesi. Un modo per reagire a quella che Simon ricorda come la più cinica delle armi psicologiche utilizzate dalle SS contro i prigionieri dei Lager: “il mondo non vi crederà. Se anche qualche prova dovesse rimanere e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti”. Così “Il cacciatore di nazisti” diventa un tentativo epico e civile per combattere la rimozione della memoria e l’oblio. “Non dimenticate mai, mi fido di voi!”, è l’esortazione che Wiesenthal scopre nel messaggio lasciato dalla piccola Sara, protagonista di una delle tante vicende narrate nello spettacolo, e che lui stesso rivolgerà al pubblico a fine spettacolo.