Nel 2004 la giornalista Valentina Pelliccia ha vinto la VII Edizione del Concorso di Narrativa Nazionale “Valerio Gentile” con il suo primo romanzo “Zucchero filato”, ottenendo così come premio la pubblicazione dell’opera. Il libro si è classificato anche al secondo posto nella sezione “Opere edite” del Concorso di Creatività Letteraria 2012.
Ad agosto 2020 Valentina Pelliccia, con “Zucchero Filato”, è stata premiata nella sezione Narrativa del secondo Concorso Letterario “Tre Colori“, che si è svolto all’interno della XXII edizione del Festival Internazionale cinematografico “Inventa un Film“, ideato e diretto da Ermete Labbadia. A marzo 2024 “Zucchero filato” è stato pubblicato con una nuova casa editrice di nicchia, Pagine.
“Ci troviamo di fronte ad un libro in apparenza semplice, chiaro, lineare, tanto che riesce a recuperare la funzione della trama. Però, leggendolo più attentamente, vi si notano delle forme stilistiche complesse. La sua struttura, infatti, ricorda le cadenze tipiche della tragedia classica.
Come modello narrativo ricorda il quarto libro dell’Eneide di Virgilio in cui l’evolversi dello sfortunato e, soprattutto, impossibile amore di Didone verso Enea è presentato secondo le cadenze tipiche del dramma.
In questo “Zucchero filato” si parte da una condizione tutta rosea vista dagli occhi di un’adolescente che si sta avviando verso la giovinezza con le speranze, i desideri, i sogni da “principe azzurro”, da primo bacio, per avvicinarsi sempre più all’atto finale, al dramma vero e proprio, alla catarsi, che ha un solo terribile nome: “violenza”.
Tale conclusione, che segnerà per sempre il destino di questa ragazza, Colette, pare sempre stare in agguato, pronta a prorompere con tutta la sua forza devastante nel racconto. Ma questo fato, che incombe ineluttabile, non è assolutamente avvertito all’inizio dalla ragazza. E questo è il tipico espediente della tragedia classica. Si pensi ad Edipo, dapprima felice e potente, e poi, a mano a mano che scopre la sua orribile verità, sempre più misero e abbandonato da tutti.
Pur essendo su tutta un’altra dimensione rispetto al mito, dal punto di vista psicologico vi sono delle indubbie analogie. Sino alla fine Colette ignora il suo destino, non può che ignorarlo; nonostante vi siano dei preannunci, questi ultimi vengono colti da chi legge, dallo spettatore (dal coro anticamente). E cosa di più tragico che ignorare sino alla fine il proprio destino?
La violenza viene rimandata a un momento all’apparenza senza pericolo; ma l’appuntamento finalmente con Alberto, la gioiosa fretta nell’arrivare, farà prendere alla ragazza la scorciatoia sbagliata attraverso una via semi oscura e non frequentata, ove avverrà il fattaccio. Quella che doveva essere l’apoteosi si trasforma nell’inferno. Ne deriva una descrizione quanto mai lancinante come una lama che penetra. Soltanto alla fine si compie la purificazione, la catarsi della tragedia, col risveglio dal torpore mortale grazie ad Alberto, al suo ragazzo che le ritorna vicino.
Sono i motivi per cui questo romanzo riesce a pervenire al simplex et unum oraziano (Ars poet,23), condizione ancora valida per stabilire quanto un’opera risponda a canoni di compattezza. “Zucchero filato” lo dimostra.
Penso di essere stato abbastanza esauriente nell’avere spiegato i motivi che hanno convinto la commissione a ritenere Valentina Pelliccia vincitrice della settima edizione del Premio nazionale di narrativa “Valerio Gentile” con il suo romanzo “Zucchero filato”.”. (Prof. Pietro Magno).
Colette, la protagonista di “Zucchero filato”, in realtà rappresenta una figura a sé, la metafora della purezza e dell’ingenuità, in una società che talvolta di pulito e incoraggiante non ha nulla.
Colette vuole essere un grido disperato, ecco perché, a distanza di anni dalla pubblicazione del romanzo, quest’ultimo rimane assolutamente attuale.
In una società in cui spesso regna l’egoismo dell’essere umano, la cattiveria, meccanismi poco chiari e cristallini, la protagonista appare come “portatrice di una missione”: lottare con tutta sé stessa per ristabilire i sani principi e valori di un tempo.
La contraddizione, voluta dall’Autrice, tra la purezza della protagonista e la cattiveria dell’uomo più grande, chiuso nel suo mondo, crudele, è ciò che caratterizza tutto il romanzo.
“Zucchero filato” non vuole essere una semplice storia, bensì, un romanzo di rottura, che possa portare a coglierne il significato più profondo e autentico.
“Affrontare il tema della violenza sessuale non è stato facile”, afferma Valentina Pelliccia, “ma volevo mandare un messaggio di speranza e questo lo si può ottenere facendo affrontare al proprio personaggio eventi traumatici affinché poi possa dimostrare ai lettori tutta la sua forza per rinascere”.
Valentina Pelliccia, romana, è giornalista, Communication Specialist presso un antico Istituto di Credito di Roma ed è scrittrice. Laureata in discipline giuridiche, si è specializzata in Comunicazione, Marketing e Relazioni Istituzionali presso SDA Bocconi e 24ore Business School.