Napoli. Il 4 e 5 aprile l’Accademia di Belle Arti di Napoli ha ospitato nell’Aula Magna il “Convegno PRIN- Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale dal titolo “Il diritto alla bellezza tra istanze di protezione e inclusione”.
L’Accademia di Napoli è capofila di questo progetto in collaborazione con gli altri 5 gruppi attivi rispettivamente presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Università degli Studi di Palermo e l’Accademia di Belle Arti di Sassari Mario Sironi, e tutti, seppure affrontando differenti tematiche specifiche, si propongono di sviluppare il proprio studio ponendosi come obiettivi la protezione del diritto alla bellezza e la pro-mozione di un modello culturale inclusivo.
Si è partiti dai saluti istituzionali della dott. Rosita Marchese, Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, poi del Prof. Giuseppe Gaeta, Direttore della stessa Istituzione, che ha evidenzia-to come la bellezza sia un concetto sfuggente, che Kant collega a una percezione emozionale, frutto di un giudizio puramente contemplativo, di carattere universale, “come se” la bellezza fosse una proprietà dell’oggetto, “come se” fosse un giudizio logico. Per Kant, allora, una cosa bella non sembra bella, è bella, non è bella per me e brutta per un altro, ma bella “in sé”, pertanto, a ogni soggetto che abbia gusto, “deve” piacere “come se” la bellezza fosse una qualità della cosa.
Per Marc Bloch è un concetto che si ridisegna, si rinnova, e questo in collaborazione con altre discipline, pertanto devono esserci dinamiche di confronto aperto per una crescita collettiva, e un ruolo fondamentale per lo sviluppo lo giocano le Istituzioni culturali.
Secondo la Prof. Giovanna Cassese, Presidente del Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione Artistica e Musicale, il diritto alla bellezza si declina come diritto alla ricerca, perché non esiste bellezza senza che le Istituzioni se ne occupino e in primis le Accademie e i Conservatori che rappresentano un grande patrimonio della nazione Italia.
Il Presidente degli Avvocati del Foro di Napoli, Avv. Immacolata Troianello, ha sottolineato come quello dell’arte e della cultura, cui la bellezza inevitabilmente afferisce, è un terreno vergine per gli avvocati, dove il contenzioso ha un carattere residuale.
Alle ore 16.00 del 4 aprile hanno preso il via le relazioni introdotte e moderate dal Prof. Fabio Dell’Aversana, Principal Investigator e Coordinatore dell’Unità di ricerca dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, il quale ha parlato di come la funzione della ricerca sulla bellezza abbia come scopo lo sviluppo della personalità umana e, per arrivare a una teorizzazione generale, bisogna scardinare la dicotomia classica tra sensibilità privatistica e pubblicistica.
Per il Prof. Antonello Miranda, Coordinatore di ricerca dell’Università degli Studi di Palermo, la bellezza è un termine polisemico che comprende tutto e il suo contrario e, perché sia effettivo l’esercizio del diritto, bisogna assicurarne le garanzie minime, con la consapevolezza che la strada privatistica è quella che offre una tutela migliore e più rapida.
Si dovrebbe passare da un’idea costi/benefici a una manageriale, aziendalista, che spinga anche a scelte anticonformistiche.
Il Prof. Luigi Maria Sicca, Coordinatore dell’Unità di ricerca dell’Università degli Studi di Napoli, “Federico II”, ha detto che c’è un nuovo modo di fare arte, che consiste nell’incorporare l’artista nell’opera, e questo si verifica soprattutto quando i fruitori sono disabili, e bisogna garantire loro la fruizione di qualsivoglia forma e prodotto artistico, anche grazie all’uso della tecnologia.
Per il Prof. Antonio Felice Uricchio, Presidente dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, bisogna ricondurre la bellezza all’interno delle categorie del diritto perché non è solo una estetica. Non è un diritto accessorio, ma ha una propria autonomia ed è meritevole di essere tutelato sia con riferimento al profilo privatistico/risarcitorio che pubblicistico/sanzionatorio.
La Prof. Cira Grippa, Coordinatrice dell’unità di ricerca dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, ha portato l’attenzione su come la digitalizzazione delle opere d’arte ne abbia aumentato la loro visibilità e riconoscibilità e quindi la fruizione, grazie anche al cambiamento delle nostre abitudini, diventando così l’arte essa stessa campo di sperimentazione.
Il Prof. Antonio Salamone, Coordinatore dell’Unità di ricerca dell’Accademia di Belle Arti di Sassari “Mario Sironi”, si è domandato cosa sia e come dovrebbe essere la ricerca artistica nel nostro ordinamento. Sicuramente dovrebbe essere libera, rispetto a un fine che non necessariamente può essere misurato in termini economici di utilità.
Venerdì 5 aprile il I Panel presieduto dal Prof. Fabio Dell’Aversana ha visto l’interessante relazione della Prof. Giovanna De Minico dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” sul rapporto tra la mente umana e quella artificiale: la chat può avere consapevolezza? Ha una coscienza? Si rende conto di quello che fa?
È seguita la relazione del Prof. Francesco Maria Lucrezi, dell’Università degli Studi di Salerno, sul concetto di arte ebraica e l’interpretazione di Chagall del divieto di cui al 2° Comandamento, in maniera non restrittiva.
La Prof. Viviana Farina, docente di storia dell’Arte dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, ha esposto i risultati della ricerca condotta sul noto episodio dello stupro di Artemisia Gentileschi, che va inserito nel contesto storico e collegato al significato che allora si dava dello stupro, per comprendere poi perché sia stato il padre della pittrice a presentare la denuncia. Fu vero stupro? Almeno nel significato attuale?
Con il Prof. Luigi Barletta, docente di cinema dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, e i ragazzi dell’Accademia, Artemisia Gentileschi verrà raccontata in una maniera originale, non didascalica, mediante un prodotto audiovisivo, secondo lo stile di Jean Vigo e il suo linguaggio di una concreta e sovversiva poesia. È stato offerta come esempio la visione di “À propose de Nice” del 1930, in cui Vigo ha reso il ritratto di una città come Nizza con una realtà da documentario, squarciata da lampi surrealisti.
Il II Panel, presieduto dal Prof. Antonello Miranda, è iniziato con la relazione del Prof. Giovanni Sciancalepore, dell’Università degli Studi di Salerno, sull’etica e l’estetica, cui è seguita quella della Prof. Carla Consentino, anche lei dell’Università degli Studi di Salerno, sulla Fast Fashion e di come il principio di sostenibilità sia trasversale perché abbraccia anche aspetti non culturali. Un rimedio valido per evitare il green washing potrebbe essere la retroversione degli utili.
Il Prof. Antonio di Biase, dell’Università degli Studi di Foggia, ha proseguito con la tutela di un brand attraverso il procedimento amministrativo davanti all’Ufficio marchi.
Il Prof. Salvo Bitonti, Direttore dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, ha invitato i giovani a presentare la candidatura per gli scambi culturali con l’estero, perché questo rappresenta una grande opportunità di crescita personale e professionale, uno tra tutti si ricorda il Progetto Marco Polo/Turandot.
Ha chiuso il II Panel la dott. Sabrina Vecchio Verderame dell’Università degli Studi di Firenze, con una relazione sul diritto alla bellezza nelle convenzioni internazionali.
Dopo il light lunch i lavori sono ripresi con il gruppo di ricerca del Prof. Luigi Maria Sicca per il III Panel: la Prof. Barbara Salvatore, dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, ha parlato del passaggio da una visione statica del rapporto tra diritto pubblico e privato a una visione dinamica, dove la cultura è lo strumento per realizzare i bisogni della persona. Il Prof. Davide Bizjak, dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con la sinestesia dell’inclusione. La dott. Anita Mollo, della Scuola Superiore Meridionale, ha parlato dei dispositivi tecnologici a supporto delle persone con disabilità. Infine, il dott. Domenico Napolitano, secondo il quale il concetto di accessibilità è creativo a lungo termine ed è una possibilità di fare che si scontra con barriere pregiudizievoli ataviche. È allora un processo aperto, non esaustivo, che ha una dimensione sperimentale.
Il IV Panel è stato presieduto dalla Prof. Cira Grippa, dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, e ha visto la relazione della Prof. Francesca Ferrari, dell’Università degli Studi dell’Insubria, sulla proprietà intellettuale e intelligenza artificiale con i problemi di definizione di quest’ultima e il problema dell’input, cioè di allenare gli algoritmi, e dell’output, ossia i diritti da riconoscere ai risultati della IA. Poi, la Prof. Maria Letizia Bixio, dell’Università Europea di Ro-ma, sul problema del ritorno economico per gli autori derivante dallo sfruttamento da parte dell’IA delle opere, che si tratti di immagini, musica o altro.
Il Prof. Giorgio Spedicato, dell’”Alma Mater Studiorum” dell’Università di Bologna, ha paragonato l’IA a un pappagallo stocastico, che cioè dice le cose senza dirle. E questi è in grado di fare delle scelte libere e creative? Ma se scegliere vuol dire opzionare, allora sceglie. La sua scelta è libera? Per rispondere bisogna conoscere il concetto di libertà. Il pappagallo ha personalità? Non nel senso umano ma può avere quella che gli chiediamo che abbia.
La Prof. Annaluce Licheri, docente dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, ha parlato dell’arte e delle blockchain, grazie alle quali i giovani artisti si sono potuti far conoscere senza ricorrere ai certificatori, stravolgendo così il mercato dell’arte.
Il V e ultimo Panel è stato presieduto dal Prof. Antonio Salamone e dal suo gruppo di ricerca, formato dal Prof. Dario Giugliano, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, che ha affrontato il problema del bello tra filosofia e scienze giuridiche.
La Prof. Simona Caramia, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro, ha sottolineato come attraverso la pratica dell’arte si può modificare il paesaggio delle nostre città, con un intervento però che non deve essere calato dall’alto ma concordato con la collettività.
La dott. Fabrizia Cesarano, della Scuola Superiore Meridionale, ha parlato dell’arte pubblica come strumento attivatore che non deve essere decontestualizzato, diversamente si rischia di ottenere un risultato opposto.
Infine, la Prof. Sonia Golemme, docente dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro e la relazione sulla Digital Art Walks: un viaggio immerso nelle street art, verso l’incisività urbana, e il Prof. Pietro Pirino, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Sassari “Mario Sironi” e il progetto di realizzare una mappatura del patrimonio culturale della città di Sassari attraverso l’impiego delle nuove tecnologie.
Ora non resta che iniziare i lavori di ricerca di cui verranno monitorati i progressi e, in ultimo, i risultati.