Milano. Dal 22 al 26 maggio Toni Servillo torna al Piccolo, al Teatro Strehler, insieme all’Orchestra Sinfonica di Milano diretta da Gianna Fratta, al soprano Maria Tomassi e al tenore Max Jota. In scena, prodotto dal Piccolo Teatro e dall’Orchestra sinfonica di Milano, un sorprendente viaggio attraverso la musica e il teatro di Giacomo Puccini immaginato da Giuseppe Montesano. Un dandy intelligente e raffinato, che non ama Puccini, s’innamora di una giovane donna che gli regala un piccolo concerto di arie del Maestro, lunari, romantiche, erotiche. Nell’arco di una serata la diffidenza svanirà, attraversando momenti di assoluta bellezza e intensità del teatro e della musica pucciniana, lasciando spazio al piacere della contraddizione. Spiega Toni Servillo: «Puccini Puccini che cosa vuoi da me? è nato nell’estate del 2021 da una sollecitazione di Giorgio Battistelli, allora direttore artistico del Festival Puccini di Torre del Lago. Proposi quindi a Giuseppe Montesano, con cui abbiamo condiviso diverse e felici esperienze di scrittura per la scena, di immaginare un testo che permettesse di rendere omaggio alla musica e al teatro ripercorrendo l’opera di Giacomo Puccini. Montesano ha creato un personaggio nella cui vita “l’amore si è acceso ancora una volta” e attraverso “una piccola odissea personale” scopre e condivide con il pubblico “la fertile metamorfosi delle contraddizioni”. Il direttore d’orchestra è perciò una donna, Gianna Fratta, che dirigerà l’Orchestra Sinfonica di Milano. Lo spettacolo vuole essere un viaggio divertito nella bellezza e nell’intensità dell’opera pucciniana, ma anche un’occasione di riflessione sul piacere di contraddirsi». «In scena – commenta l’autore Giuseppe Montesano – c’è un dandy intelligente e raffinato, che non ama la musica di Puccini. Nella sua vita, è entrata una giovane donna, e l’amore si è acceso ancora una volta! Solo che lei, accidenti, lei ama la musica di Puccini: che bizzarria!». Alla ragazza non resta altro da fare che regalargli un concerto, una serata con le più belle e celebri arie pucciniane, per convincere il dandy, che forse è un tantino snob, della bellezza di quelle pagine musicali. «Stasera – prosegue – controvoglia, e per non contraddirla, lui è in teatro, per ascoltare. E in mezzo all’orchestra parla tra sé, e compaiono le voci di Mimì, di Rodolfo, di Tosca, lunari, romantiche, erotiche, e lui ironizza, e ascolta, e un po’ si irrita un po’ commenta, e l’ironia resiste ma comincia a incrinarsi, e la diffidenza combatte ma stancamente, finché, tra divertissement, brividi e commozione, a una a una le difese cedono, e l’uomo riesce infine a capire: no, non a capire e basta! Ora riesce a sentire, e sente che la musica di Puccini è stata scritta per qualcosa che c’è in lui e lo aspettava, e con quella musica vede in profondità la giovane donna che ama e che lo ama, e finalmente sa perché uno stesso amore li travolge e li incanta. Lei è viva nelle contraddizioni, lei è più fragile e più forte perché sa che le contraddizioni sono fertili metamorfosi, lei è aperta a tutta la vita perché non ha bisogno di idoli assoluti, e sa che bellezza e passione soffiano dove vogliono».