Bologna. «È un’opera polifonica che mediante metafora e allegoria parla dell’arroganza del potere, il quale mal digerisce gli uomini troppo liberi di pensiero […]. La spiritualità, intrinseca nel momento in cui si parla di Gesù e della Madonna, è però qui contemplata nella sua dimensione terrena, laddove “il più grande rivoluzionario della Storia” resta prima di tutto un uomo, con una fisicità che non lo rende diverso dai suoi simili. Eppure, nonostante i suoi limiti, ogni essere umano può compiere imprese straordinarie e dar vita a nuovi corsi ogni volta che non si pone al primo posto ma si mette al servizio di un bene superiore, collettivo».
Con queste parole Neri Marcorè presenta “La Buona Novella”, lo spettacolo di cui è protagonista al Teatro Celebrazioni di Bologna giovedì 16, venerdì 17 e domenica 19 maggio (feriali ore 21.00, domenica ore 18.00).
Pensato come una sorta di sacra rappresentazione contemporanea, “La Buona Novella” alterna e intreccia le canzoni dell’omonimo disco del 1970 di Fabrizio De André – scritto assieme ai compositori Gian Piero Reverberi e Corrado Castellari – con i brani narrativi tratti dai vangeli apocrifi, cui lo stesso cantautore si è ispirato. Si tratta del primo concept-album dell’autore genovese, costruito quasi nella forma di un’opera da camera, in cui partitura e testo danno voce a personaggi quali Maria, Giuseppe, Tito il ladrone, il coro delle madri, un falegname, il popolo, che De Andrè ha cercato in qualche modo di “umanizzare”, nel rispetto dell’etica e della religione.
Da qui prende le mosse la versione teatrale che vede la regia e la drammaturgia di Giorgio Gallione – tornato a collaborare con Marcorè in un progetto dedicato al cantautore dopo il successo di “Quello che non ho” – gli arrangiamenti e la direzione musicale di Paolo Silvestri, le scene di Marcello Chiarenza, i costumi di Francesca Marsella e le luci di Aldo Mantovani.
Lo spettacolo mette insieme prosa e musica in una partitura che rispecchia il percorso tracciato dallo stesso De Andrè nel disco. I brani parlati, come in un racconto arcaico, sottolineano la forza evocativa e il valore delle canzoni originali, svelandone la fonte mitica e letteraria.
«La teatralità, molto vicina a una Sacra Rappresentazione arcaica e laica, – dice Gallione – l’abbiamo ricercata anche nell’impianto scenico, magicamente suggestivo, creato da Marcello Chiarenza. Una sorta di installazione mobile che rimanda simbolicamente a luoghi e sentimenti, reinterpretandoli poeticamente quasi in forma allegorica».
Accanto a Marcorè sul palco, l’attrice Rosanna Naddeo – che presta la sua voce anche al canto – e i musicisti Giua (voce e chitarra), Barbara Casini (voce, chitarra e percussioni), Anais Drago (violino e voce), Francesco Negri (pianoforte) e Alessandra Abbondanza (voce e fisarmonica).
«L’idea più importante per la realizzazione degli arrangiamenti musicali di questa nostra versione – afferma Silvestri – è stata la scelta della formazione, tenendo presente che si tratta di uno spettacolo teatrale e non di un disco. Neri Marcorè ha una voce che si muove su una tessitura molto simile a quella di De André […] Ma in scena ci sono anche cinque donne che cantano, e […] ognuna di loro ha caratteristiche vocali e culturali diverse. […] A ciascuno di loro viene chiesto di fare una musica diversa da quella che fa abitualmente e le varie caratteristiche diventano solo dei colori musicali che si incontrano e si fondono. E questo assieme un po’ inusuale è l’identità musicale dello spettacolo».
Gli arrangiamenti di Silvestri, pur rispettando la versione dei brani originari, presentano una rielaborazione dal punto di vista ritmico e armonico, ma senza mai cambiarne la melodia, e il coro femminile ne diventa il punto centrale. L’elaborazione drammaturgica di Gallione – a cui si aggiungono inoltre alcune “immagini”, come l’antefatto de L’infanzia di Maria – in qualche modo completa il racconto di De André, trasformando “La Buona Novella” in uno spettacolo originale.