“Ravello Festival”, Danilo Rea e la Salerno Jazz Orchestra ricordano Duke Ellington

Ravello. Al Ravello Festival è tempo di jazz con l’omaggio a Duke Ellington, leggenda della musica di tutti i tempi, nel cinquantennale della scomparsa. Della “musica” e basta, perché “jazz” era un termine che Edward Kennedy Ellington non amava. “Jazz è solo una parola e in realtà non ha significato”, questa era la sua idea.
A ripercorrere la brillante carriera del pianista, compositore e direttore d’orchestra, attraverso un viaggio attraverso alcune delle sue memorabili composizioni, questa sera alle ore 21 sul palco del Belvedere di Villa Rufolo, Danilo Rea e la Salerno Jazz Orchestra diretta per l’occasione da Demo Morselli. Il concerto, produzione della Fondazione Ravello, è sold out da giorni.
Ellington, nato a Washington, nel 1899 fin da ragazzo aveva coltivato una sua particolare eleganza che gli era valsa il soprannome di Duke. A 23 anni si trasferì a New York per suonare nell’orchestra di Wilbur Sweatman, l’anno seguente passò con Elmer Snowden e presto diventò il direttore di quella formazione, imponendosi come uno dei nomi emergenti nella scena di Harlem. Nel 1927 ottenne un ingaggio al Cotton Club e cominciò a modellare una straordinaria orchestra che considerò sempre come uno strumento collettivo per esprimere le sue idee. Ai suoi musicisti Ellington affidò brani in stile jungle, secondo la moda africaneggiante dell’epoca, ballate d’atmosfera, irresistibili swing e canzoni romantiche, sempre con elegante scrittura e raffinati arrangiamenti.
Cruciale nella vita artistica di Ellington fu l’incontro con Billy Strayhorn, prezioso collaboratore dal 1939 fino alla morte, nel 1967. Con lui il Duca perfezionò la sua arte ed espanse le ambizioni. Re del jazz orchestrale negli Stati Uniti fin dagli anni ‘20, esportò la sua arte dopo la guerra in tutto il mondo. Disponibile al dialogo con le nuove generazioni accettò di confrontarsi in studio con l’emergente John Coltrane e nel 1962 partecipò a una stellare session con Charles Mingus e Max Roach che produsse l’album “Money Jungle”. I pensieri di una vita mescolate a confessioni sincere e favolose bugie confluirono nell’autobiografia “Music Is My Mistress” scritta poco prima di morire con l’aiuto del giornalista Stanley Dance. Il Ravello Festival è sostenuto dalla Regione Campania e dal MiC.

Crediti foto: Vincent Ruocco e Raffaele Fierro.

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