Milano. Capolavoro della maturità di Ibsen, “Il costruttore Solness” – in scena al Piccolo Teatro Grassi, dal 16 aprile al 12 maggio – è la storia di un uomo che vorrebbe fermare l’inesorabile scorrere degli anni e avere una nuova occasione di felicità ma resta vittima della propria ambizione e del senso di colpa. Lo spettacolo, una produzione Compagnia Orsini e Teatro Stabile dell’Umbria, è firmato da Alessandro Serra e vede, nel ruolo di Solness, Umberto Orsini.
Solness, anziano e affermato costruttore edile, è ostile ai giovani da cui teme di essere soppiantato. La giovanissima Hilde bussa alla sua porta e gli ricorda un incontro e una promessa di 10 anni prima che lui, al vertice del successo, fece a lei, bambina. Solness non rammenta ed è tormentato dal senso di colpa per un episodio all’origine della sua fortuna sociale, professionale ed economica, ma anche dell’infelicità sua e della moglie. Hilde gli offrirà un possibile riscatto.
Alessandro Serra racconta: “Solness è un grande costruttore che edifica la propria fortuna sulle ceneri della casa di famiglia della moglie derubandola di ogni possibile felicità futura. È terrorizzato dai giovani che picchiano alla porta e chiedono ai vecchi di farsi da parte. Ma la giovane Hilde non si preoccupa di bussare e decide di fare irruzione con una energia sottile e implacabile. È tornata per rivendicare il suo regno di Principessa, quel castello in aria che il grande costruttore le promise 10 anni prima.
Solness si nutre della vita delle donne che lo circondano ma quest’ultima gli sarà fatale e lo accompagnerà, amandolo, fino al bordo del precipizio.
Se il protagonista è un costruttore, Ibsen è un perfetto architetto in grado di edificare una casa, dall’aspetto perfettamente borghese e ordinario, nelle cui intercapedini si celano principesse dimenticate, demoni e assistenti magici al servizio del padrone.
Il giorno del giudizio, sotteso in tutta l’opera di Ibsen, trova esplicita dichiarazione nel momento in cui, al culmine di tre atti in costante tensione, si arriverà alla sentenza finale. Una condanna inesorabile che sarà lo stesso Solness ad emettere contro sé stesso, senza pietà.”
Umberto Orsini spiega: “È la storia di tanti assassinii. Giovani che uccidono i vecchi spingendoli ad essere giovani e vecchi che uccidono se stessi nel tentativo di raggiungere l’impossibile ardore giovanile. Una storia segnata da uno spregiudicato esercizio del potere.
Cercavo un regista di grandi capacità visionarie per metterlo in scena e sono convinto di averlo trovato in Serra che mi ha messo al centro di uno spettacolo in cui la coralità dei personaggi, che circondano Solness come in una morsa che non dà scampo, gioca un ruolo fondamentale. Sono orgoglioso di presentare una compagnia di giovani talenti che si confrontano con attori di più navigata esperienza con un senso della disciplina e della dedizione che mi fa ricordare le grandi compagnie di quel passato nel quale io ho ancorato le mie radici più profonde”.