“Mnemosine – La memoria greca delle arti”, l’esposizione che ripercorre la vita professionale di Vittorio Fava

Zagarolo. Sabato 12 ottobre dalle ore 16.00 inaugura, presso le sale di Palazzo Rospigliosi a Zagarolo, la mostra personale antologica “Mnemosine – La memoria greca delle arti” di Vittorio Fava, promossa dalla Galleria d’Arte Purificato.Zero. L’esposizione ripercorre la vita artistica di Vittorio Fava in 50 anni di lavoro e ricerca. Il titolo è ispirato a Mnemosine che nell’antica Grecia era la dea della memoria, considerata la madre delle nove muse, la personificazione stessa della memoria, venerata come la protettrice delle arti, della poesia e delle tradizioni. In dialogo con le otto sale rinascimentali affrescate di Palazzo Rospigliosi-Colonna cento opere che spaziano dalla pittura e alla scultura, dall’incisione agli assemblaggi, dalla carta al legno, dai leggii ai libri, dai mobili alla mobilità delle sue macchine. L’allestimento prevede una visita anche al grande Museo del Giocattolo, fiore all’occhiello della cittadina, dove verranno inseriti alcuni lavori dell’artista. Vittorio Fava attraversa diverse dimensioni interpretando, di volta in volta, la sua come una immersione in situazioni di costante mutamento tra il figurativo e l’astratto, sempre fluide e inafferrabili, fino anche al pensiero di liberazione totale dagli schemi imposti dalla stessa arte concettuale. Un percorso inarrestabile che, dalla fantasia all’arte e dalla filosofia alla concretezza, Fava racconta e presenta al pubblico senza alcuna riserva con tutte le riflessioni e le confessioni che la sua crescita interiore ed artistica gli hanno saputo offrire. Infatti, come scrive lo stesso artista, «l’opera cresce insieme alla scoperta e all’assemblaggio delle materie, giorno dopo giorno, incollando le sue parti come una saldatura amorosa tra due amanti. Per combattere i duri momenti della manualità, quando la carta vetrata leviga il legno, penso di essere un operaio che nell’antico Egitto liscia il basalto divino con la sua pazienza sublime». Ed Enrico Crispolti nel testo in catalogo della mostra Mnemosyne, a Palazzo Valentini, Roma del 1988: «In un certo modo, e anzi a suo modo, Vittorio Fava è un artista sperimentale. Ma non tanto nel senso che si potrebbe subito intendere, e cioè giacché egli nel suo lavoro esce dalla pittura nell’oggetto, e tuttavia praticando questo vi recupera la pittura, quanto perché è intenzionato chiaramente a darsi la libertà di trascorrere da un “medium” all’altro, dalla pittura infatti all’oggetto, che è anche sonoro e luminoso, dalla scrittura poetica al film, dalla scultura all’incisione, dall’oggetto al libro, al mobile. […] Di fatto Fava è sperimentale non attraverso il linguaggio, ma direi piuttosto entro il linguaggio, in ogni sua possibile determinazione sia formale che mediale. […] I libri sono oggetti di sorprendente complessità di presenze magiche iconiche, segniche, materiche, spazi di possibili viaggi fantastici nell’ignoto, ove le sorprese sono ad ogni passo, in ogni episodio di pagina plastica, in ogni trapasso a voragine o invece in legami difficoltosi fra una pagina e l’altra. La scultura vi si connette nei possibili leggii, ricchi anche di interventi di colore, segnici. Fra la scultura e i libri e la pittura Fava ha realizzato anche un mobile dipinto, nei cassetti del quale sono oggetti di memoria, disparati. Perché la memoria è in effetti il tramite dell’evocazione simbolica: una memoria che intreccia la dimensione individuale con quella collettiva, nella sconfinata remota profondità degli archetipi.» La mostra sarà corredata da un catalogo, a cura di Riccardo Pieroni. Durante la giornata inaugurale, dopo la presentazione della mostra, seguirà il Concerto-Spettacolo “Il Canto delle Sirene” di Valeria Salvatores: alla voce Valeria Salvatores, alla chitarra Massimo Aureli, con l’attrice Elisabetta Carta.

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