Roma. Con “AVENTINO for FUTURE” si giunge alla quinta edizione di OPENBOX, un progetto espositivo dell’Associazione Amici dell’Aventino*ETS, promosso con il Municipio I Roma Centro, che persegue le finalità statutarie di AdA* di custodia e valorizzazione dei luoghi del colle. Un progetto pilota incentrato sul dialogo tra la scultura contemporanea e i giardini dell’Aventino, che vuole dare la possibilità agli artisti di esporre le proprie opere in un contesto paesaggistico e storico unico.
L’evento di quest’anno porta l’attenzione sul tema della sostenibilità, delle trasformazioni ambientali e climatiche, la transizione ecologica con i relativi risvolti economici, politici e sociali, perché davanti alla catastrofe climatica, l’ecologia si interroga sulla possibilità della conservazione degli ecosistemi al collasso e sulla necessità di sopravvivere, accanto ad altri umani e non-umani, nelle rovine di un mondo che, forse, abbiamo già modificato in modo irreversibile.
Come è nel suo DNA, AdA* coglie l’occasione per valorizzare le sperimentazioni artistiche ed offrire al pubblico una panoramica sul ruolo dell’arte nell’ambito del dibattito in corso e segue il consiglio dell’ambientalista Bill McKibben: “What the Warming World Needs Now Is Art, Sweet Art”.
Una comprensione intellettuale dei fatti scientifici non è sufficiente. Se vogliamo apportare cambiamenti significativi dobbiamo coinvolgere l’altro lato del nostro cervello, la nostra immaginazione. Le arti visive sono il mezzo perfetto per descrivere l’urgenza, hanno il potere di fare eco alle sfide dell’umanità.
Come scrive Daniela Gallavotti Cavallero: «L’edizione di OpenBox5 di quest’anno 2024 intende contribuire, attraverso le opere collocate in piazza Albina e nel giardino di Sant’Alessio, alla consapevolezza della responsabilità individuale guardando agli esempi virtuosi del passato. Il pannello con l’Anfora di terracotta di Elisa Majnoni nel Giardino di Sant’Alessio può essere assunto come modello positivo ispirato al Monte dei Cocci, mentre il Cane che si morde la coda girando su se stesso senza fine sopra un mandala mentre uno stormo di uccelli vola in cerchio sopra di lui traduce lo straniamento e l’ineluttabilità del modello contemporaneo. Fra i due momenti si colloca la figura antropomorfa del Pensatore, sospesa a mezz’aria come una divinità mitologica e protettrice. Ancora più esplicito è l’avvertimento di Paola Romoli Venturi con le installazioni Molti Molta Molte – Il luogo del delitto che si articola nella piazza, dove un nastro segnaletico delimita l’impronta di una grande balena, che si intuisce morta e rimossa, e L’Isola dell’Aventino – L’arma del delitto, nel giardino, dove giace lo stomaco del cetaceo, pieno di bottiglie di plastica la cui consistenza lattiginosa inganna e condanna gli animali del mare che la confondono con quella delle meduse. La scultura è realizzata con plastica endogena raccolta sul territorio dell’Aventino in collaborazione con gli allievi della scuola Giacomo Badini attraverso il laboratorio Salva la tua balena!. L’arma di difesa contro il pervasivo dominio dell’innaturale è il ritorno alla natura, alle forme e ai materiali primigeni suggerito da Pino Genovese con la sua Costellazione di pietre levigate scure e chiare racchiuse a una a una entro nodi di corda e appese contro il muro della chiesa di Sant’Alessio. E con lo scudo, L’Armatura di legni intrecciati appoggiata, per proteggere, sulla anomala escrescenza di un albero in piazza Albina.»