Caserta. Nella suggestiva cornice della Reggia di Caserta, il 19 dicembre, si è tenuto un nuovo appuntamento del ciclo “Maestri alla Reggia”, una serie di eventi culturali organizzati dall’Ateneo Vanvitelli, che ha visto protagonista Vanessa Scalera, un’attrice di cinema, teatro e televisione, che ha raccontato la sua carriera e le sue esperienze artistiche in un dialogo di un’ora e mezza con il suo pubblico, arricchito da aneddoti sul set e riflessioni personali.
L’atmosfera dell’evento è stata resa unica dall’imponenza degli ambienti storici, le maestose colonne di marmo hanno offerto uno scenario di grande impatto visivo e il tutto è stato reso intimo grazie a un’illuminazione calda e soffusa, la stessa atmosfera di un accogliente salotto. Al centro della scena due poltrone rosse, per l’attrice e l’intervistatore, erano posizionate davanti alla platea dove il pubblico, maggiormente rappresentato da persone dell’ambiente universitario, seguiva attentamente e poneva domande.
L’appuntamento è stato ancora più speciale poiché coincideva con l’uscita del suo ultimo film, “Diamanti” di Ferzan Özpetek, con un cast tutto al femminile, un omaggio al mondo del cinema e dei costumi. Ambientato negli anni ’70 nella sartoria romana Canova, il film vede Vanessa nel ruolo di Bianca Vega, una costumista premio Oscar che si rivolge alla sartoria gestita dalle sorelle Alberta (Luisa Ranieri) e Gabriella (Jasmine Trinca). Durante l’incontro, l’attrice ha raccontato del clima durante le riprese e delle curiosità sul set, oltre ad aver commentato una scena del film, sottolineando l’importanza del messaggio che l’opera vuole trasmettere: il valore del lavoro dei costumisti, una figura spesso poco riconosciuta nel mondo del cinema. Vanessa ha parlato con entusiasmo di questo settore, definendo i costumisti più “visionari” degli attori stessi, in quanto creano mondi con stoffe e immaginazione, mentre gli attori “costruiscono con il corpo”.
Vanessa Scalera ha raccontato sé stessa attraverso i numerosi personaggi interpretati e spezzoni di film che sono stati fatti vedere; ha raccontato della sua fama, arrivata improvvisamente con la serie “Imma Tataranni”, che l’ha resa celebre forse troppo velocemente, facendole vivere il sogno del successo che da sempre inseguiva e che ha comportato aspetti positivi e aspetti negativi.
Gli applausi del pubblico, ad esempio, sono stati probabilmente il traguardo più bello: “l’ossigeno” per chi recita e con cui si raggiunge, come detto dall’attrice, “un benessere fisico che ricorda quello sessuale”. E ancora, l’aver imparato a mettere da parte la vergogna, che è una “brutta cosa, che non ti manda in campo”, ma che lei utilizza come una sorta di autodifesa: subentra quando non si sente addosso, non si sente suo, un personaggio.
Con la serie di Rai 1 è arrivato “un bagno di popolarità” che l’ha catapultata in un vortice di interviste e ruoli proposti e che le ha fatto vivere delle situazioni che non ha saputo gestire, essendo così costretta a dire dei “no necessari” a dei film. È emersa, così, anche la sensibilità e la fragilità dell’attrice, che ha definito il suo sogno come una “coperta di Linus”, un desiderio che l’ha accompagnata fin da bambina e che non ha mai voluto abbandonare, poiché recitare è l’unico mestiere che ha mai voluto fare.
Il suo legame con il mondo della recitazione è forte e viscerale, come dimostrato dal viaggio attraverso i personaggi che ha interpretato. Vanessa ha parlato di Imma Tataranni, la donna che l’ha resa celebre, riconoscibile per i capelli rossi e un accento spiccato, che il pubblico ama molto più della sua interprete. L’attrice, infatti, dice chiaramente di non avere niente di Imma, che le è grata, ma che è felice di distaccarsi da quel ruolo. “È facile essere incasellata, è facile morire dentro un personaggio”, ha affermato. Ed è per questo motivo che quando, dopo la produzione della serie, le fu offerto il ruolo di madre nel film “L’Arminuta”, ha visto questa opportunità come un modo per allontanarsi da Imma, soprattutto agli occhi del pubblico.
Il suo personaggio nel film, una donna segnata dalla povertà e dal tempo, le ha permesso di esplorare una femminilità diversa, stanca ma forte nella sua lotta quotidiana. Vanessa ha paragonato questo ruolo alla sua interpretazione di Lea Garofaro in “Lea”, una sorta di “doppietta”. Due personaggi che, dice, “le hanno lasciato delle scorie”. Tutte le interpretazioni le hanno lasciato qualcosa, e Vanessa ha parlato di queste “scorie” come di elementi che l’hanno fatta crescere e arricchita come attrice e come persona. Il suo percorso è stato quindi non solo un viaggio professionale, ma anche una continua evoluzione emotiva.
Vanessa ha raccontato che uno dei personaggi che maggiormente le ha lasciato scorie, sia fisiche che emotive, è stato quello di Cosima nella serie “Qui non è Hollywood”, che racconta della tragica vicenda di Sarah Scazzi e che è stata vittima di molte critiche mediatiche. Per interpretare Cosima, la zia “amorevole” della ragazza, Vanessa ha dovuto indossare un’imbracatura pesante, un dettaglio che ha reso il ruolo particolarmente sfidante dal punto di vista fisico. Ma le “scorie” sono state soprattutto emotive: per comprendere appieno il suo personaggio, l’attrice ha dovuto creare un delitto, un motivo che giustificasse le azioni di Cosima, rendendo il suo ruolo ancora più complesso. Vanessa, inoltre, ha sottolineato di aver scelto di interpretare questo personaggio dopo aver letto attentamente la sceneggiatura e solo dopo aver capito il modo in cui la storia era trattata: non era un “semplice” racconto di cronaca nera, ma una sorta di “soap opera degli orrori”, un racconto che ci invita a riflettere su temi profondi e inquietanti.
Durante l’intervista, l’attrice ha risposto anche alle domande del pubblico, rivelando alcuni dei suoi ruoli più significativi, tra cui quello di Filumena Marturano, il celebre personaggio di Eduardo De Filippo. Un ruolo che, come ha spiegato, ha rappresentato per lei una grande responsabilità.
Alla domanda su cosa manchi, nel panorama contemporaneo, rispetto al passato – se gli attori, i registi o gli sceneggiatori – Vanessa ha risposto che, oggi, l’unica cosa che c’è sono gli attori, mentre mancano registi e sceneggiatori. Quando le è stato chiesto quali fossero i suoi progetti futuri, l’attrice ha espresso il desiderio di tornare in teatro, un ambiente che sente particolarmente vicino e che continua a stimolarla artisticamente.
Alla fine dell’incontro, Vanessa Scalera ha lasciato un pensiero che riassume tutta la sua passione per la recitazione. Per lei un attore bravo è capace di toccarti nel profondo, come se “strimpellasse le corde più intime dell’anima”, quelle che nemmeno pensavi di avere. È proprio questa capacità di suscitare emozioni genuine che rende il talento un elemento così potente e unico. Il talento, per Vanessa, è bellezza in senso assoluto; una bellezza che risiede nella capacità di far emozionare e di generare la “catarsi”, ossia la “purificazione”, uno degli obiettivi principali del teatro greco antico e che, ancora oggi, è fondamentale: il rendere così bene un’emozione sul palco, o sugli schermi, per far in modo che lo spettatore si compenetri in essa fino a liberarsene.
Vanessa Scalera ha definito così l’essenza della recitazione, un’arte che, come ha dimostrato nel corso della sua carriera, va ben oltre il semplice mestiere e che lei rappresenta al meglio in ogni suo film.
Crediti foto: Enza Visone.