Caserta. “La Bufera – nessuno esca dalla propria camera” è l’ultima produzione targata “Officinateatro” e liberamente ispirata al genio comico di Georges Feydeau. Non una riproduzione, bensì una riscrittura, partendo dallo studio di alcune sue opere, tra cui “La pulce nell’orecchio”, che getta sulla scena lo scottante sospetto di un presunto tradimento e “L’albergo del libero scambio”, dove ha inizio la commedia degli equivoci.
La scenografia è tutt’altro che povera e insiste sul palco a mo’ di personaggio permanente. Lo spettatore è al suo cospetto, quasi a volerla interrogare. Essa si compone di una grande quinta, costellata di porte numerate, che celano stanze immaginarie di un albergo ad ore, dalle quali si scorge un promontorio imbiancato.
Nel corso di poco più di un’ora va in scena la “comedie humaine” di uno dei massimi rappresentanti del vaudeville tra Otto e Novecento. Michele Pagano, di suo, ci mette dentro l’impossibile e, per citare chi di teatro si intende, “l’ammuìna è sollecitata dalla densità”.
Il caos è dunque una precisa scelta registica, che riflette un teatro spiccatamente d’azione, dove corpi, voci e suoni si fondono con maestria. L’albergo, ben presto, diviene teatro di vita, dove rincorrere i propri desideri inauditi: la vanità, la lussuria, l’ego, in un vortice di incontrollate apparenze sull’orlo del precipizio.
I personaggi sono tutti bizzarri, a partire dal dottor Tomasis (Antonio Avenia), affetto da un diagnosticato difetto di pronuncia, che lo costringe ad omettere le consonanti, finendo per strappare a tutti grosse risate; a seguire, troviamo il personaggio “doppio” di Vittorio Emanuele (Corrado Del Gaizo), muoversi sulla scena in accappatoio bianco e con fare regale, distinguendosi. così, dall’altro se stesso, il fattorino strampalato dall’accento veneto; è poi la volta del giovane poetastro, con tendenze da maniaco, atto a riecheggiare, a più riprese, la folgorante lingua del Bardo; vi è ancora una donna al settimo mese della sua gravidanza isterica, Masilia.
Due picaresche amiche, Teodilla e Ottilia, intente a cogliere in flagranza il marito infedele, il tutto con la complicità del giovane Etienne e della sua innamorata, Gentilia, che a colpi di profumate mance entrano ed escono dalla scena a ritmo sincopato, per assecondare le richieste degli ospiti.
A concludere questo colorito gruppo vacanze si contendono la scena, la diabolica Remidia, che impartisce ordini al complotto, e il rocambolesco Hernando, che da buon torero quale è va minacciando in lungo e in largo chi vi si trova davanti. E se a capitargli è Filastro, a nulla gli varrà sfoggiare le sue rigate mutande d’epoca.
“La Bufera” resterà in scena fino al 6 gennaio, presso lo spazio di Officinateatro, in viale degli Antichi Platani n. 10.