Sanremo. Stasera il debutto sul palco dell’Ariston per Alex Wyse con “Rockstar”. Il cantante è già noto al grande pubblico per avere preso parte nel 2021 al talent show “Amici” di Maria de Filippi, in cui ha dato prova delle sue doti cantautoriali proponendo inediti come “Accade” e “Sogni al cielo”.
E, grazie alla visibilità ottenuta, ha partecipato nel 2022 al “TIM Summer Hits”, poi a “Battiti Live” ed ha pubblicato il suo primo album dal titolo “Ciò che abbiamo dentro”.
Il 18 dicembre 2024 la vittoria a “Sarà Sanremo”, la 18esima edizione del concorso Sanremo Giovani che quest’anno tornano ad avere una gara propria, separata da quella dei Big.
Noi di “Arti e Spettacoli” abbiamo avuto il piacere di raggiungerlo prima dell’esibizione perché potesse raccontarsi e raccontare le emozioni nello scrivere e nel cantare il suo brano, così che tutti possiamo conoscere qualcosa in più di lui e della sua arte. Questo é quello che ci ha riferito.
Ciao Alex, stasera per la prima volta eseguirai “Rockstar” sul palco dell’Ariston, cosa rappresenta per te questo momento?
È difficile trovare le parole giuste per descrivere quello che provo. È un sogno che diventa realtà, ma è anche un po’ un paradosso: essere su questo palco è il risultato di anni di sacrifici, eppure mi sembra di essere ancora all’inizio. C’è un misto di emozione, paura e gratitudine. Non vedo l’ora di salire su quel palco, chiudere gli occhi e lasciare che la musica parli per me.
C’è un verso che dice “Solo quando cresciamo diventiamo piccoli e voliamo via”. Che significato attribuisci a questa espressione e quanto ti senti cresciuto dalle prime esperienze musicali?
Crescere, per me, significa imparare a lasciar andare tante cose: le paure, i giudizi, il bisogno di dimostrare qualcosa a tutti i costi. Da bambini sogniamo di essere grandi, ma quando finalmente lo diventiamo ci rendiamo conto che la vera libertà sta nel recuperare quella leggerezza, quella capacità di emozionarsi senza filtri. Oggi mi sento più consapevole, più vero, ma anche più fragile. E va bene così.
In questo tuo percorso quanto ti ha formato “AMICI” e come ti senti adesso a calcare questo palco?
“Amici” mi ha insegnato cosa significa stare su un palco, mettermi in discussione, mi ha fatto vedere da vicino cosa può essere una vera critica. Ma più di tutto, mi ha insegnato a lasciarmi andare. Credo proprio di aver trovato una dimensione per comunicare meglio quello che voglio dire.
Rispetto a quando lo hai scritto pensi che oggi Alex sia davvero libero? Cosa ha fatto per diventarlo o cosa deve ancora fare per esserlo veramente?
La libertà è una parola strana. A volte pensiamo di essere liberi solo perché nessuno ci dice cosa fare, ma poi scopriamo che le vere catene sono quelle dentro di noi. Quando ho scritto “Rockstar” sognavo di sentirmi libero. Oggi mi sento più vicino a quella sensazione, penso che le persone che abbiamo attorno siano la parte più fondamentale della mia libertà.
Cosa pensi che non sia stato ancora compreso del tuo brano?
Sai, non saprei, sento che la canzone sta venendo compresa.
Se la tua canzone fosse un cibo o un sapore cosa sarebbe?
Penso a un sapore forte come il caffè nero, intenso, a tratti amaro ma necessario per svegliarti.
Hai dichiarato di non amare le competizioni, qual è l’atteggiamento giusto per affrontarle senza perdersi? Che consigli daresti ai tanti coetanei della generazione Z o anche della Alfa che evitano di mettersi in gioco?
Non ho mai amato le competizioni perché spesso ti fanno perdere di vista te stesso. La vera sfida è con noi stessi, non con gli altri. Mettersi in gioco nella vita è come tuffarsi senza sapere quanto sia profonda l’acqua: fa paura, ma restare sulla riva significa non scoprire mai cosa c’è oltre. Alla generazione Z e Alfa direi di non temere il fallimento. Nessuno ha tutto sotto controllo, e il coraggio di provare è ciò che davvero fa la differenza. Come quando da bambini impariamo a camminare: si cade, ci si rialza, e alla fine si va avanti. Penso che la vita funzioni allo stesso modo.
Chi è il tuo modello di riferimento? A chi si ispira la tua musica?
Ad oggi ti direi Elton John è sempre riuscito a mantenere la sua libertà al centro di ogni cosa, dalla musica al vestiario.
Stasera tocca a te, quali saranno le luci e le ombre di Alex Wyse insieme all’orchestra del festival?
Le luci saranno quelle dell’emozione, della passione, di ogni parola che canterò con il cuore in gola, sarà la mia nonna. Le ombre? Forse saranno un po’ l’ansia in generale del sapere di essere su un palco tanto sognato e sperare di dare il meglio.
Grazie Alex per averci dato la possibilità scoprire un altro po’ di te. In bocca al lupo!
Crediti foto: Filiberto Signorello.