Sanremo 2025, Maria Tomba: “L’ironia è la chiave per esorcizzare le difficoltà della vita”

Sanremo. Autoironica, effervescente, solare, positiva, dotata di una bella voce graffiante, capace di raggiungere tutte le tonalità, questo e tanto altro ancora è Maria Tomba, una delle quattro vincitrici di Sanremo Giovani 2024 con “Goodbye (voglio good vibes)”.
Reduce da X Factor 2023 con l’inedito “Crusch” espressione di un forte progetto artistico, si è preparata per l’esibizione sul palco dell’Ariston con un allenamento psico-fisico, momenti di relax, esercizi vocali e l’obiettivo di godersi tutti i piccoli momenti di un’esperienza che sarà sicuramente indimenticabile.
Ci ha spoilerato che è lei l’autrice della coreografia che accompagnerà la canzone, così come il look sarà super colorato e brillante come si conviene per un evento del genere. Vediamolo nel dettaglio.

Che effetto fa a distanza di un anno vedere Fedez passare da mentore a concorrente – sebbene in una categoria diversa – gareggiare sullo stesso palco?

È molto interessante! Durante la mia esperienza nel talent, Fedez è sempre stato gentile e professionale. Mi ha incoraggiato a credere nelle mie capacità e nella mia visione artistica senza mai farmi snaturare. Ritrovarlo ora sul palco dell’Ariston sarà sicuramente stimolante.

Il brano proposto rispecchia il tuo carattere?

Ho scelto questo brano perché rappresenta perfettamente il mio modo di vedere le cose in questo momento. Credo che l’ironia, soprattutto l’umorismo, sia uno strumento potentissimo: aiuta ad esorcizzare le difficoltà e a guardare le situazioni da un’altra prospettiva. La realtà ha sempre più di un’angolazione e sta a noi decidere da quale punto osservarla. Nel mio percorso cerco sempre un equilibrio tra leggerezza e profondità, perché dietro le “good vibes” di cui parlo c’è una scelta consapevole: quella di stare bene, partendo dalla comprensione delle proprie ombre.

Ti definiresti una ribelle?

Dipende da cosa si intende per ribelle. Se significa seguire la propria strada senza farsi influenzare troppo dagli schemi, allora sì. Per me essere ribelli non significa necessariamente andare controcorrente ma avere il coraggio di essere fedeli a se stessi e ai propri valori, sempre.

Il non usare un nome d’arte è frutto della scelta di essere autentica in tutto e per tutto?

Da bambina, il mio cognome mi metteva a disagio; durante l’appello a scuola provavo imbarazzo e il fatto che lo volessi cambiare, una volta diventata maggiorenne, faceva dispiacere i miei genitori. Col tempo, ho capito che questo disagio derivava dalla mancata accettazione di me stessa. Riflettendo, ho deciso di mantenere il mio nome e cognome all’anagrafe, riconoscendo che rappresenta le due anime della mia personalità: “Maria” per il mio lato più dolce (soft) e “Tomba” per quello più deciso (strong). Inoltre, trovo che il contrasto sia intrinsecamente ironico. Quindi, grazie mamma e papà!

Anche il look è stato dettato da questo indirizzo?

Per me, la moda è sempre stata un riflesso del nostro mondo interiore e dei tempi che viviamo. Ogni fase della mia vita è stata accompagnata da scelte stilistiche che rispecchiavano i miei stati d’animo, poi essendo un’appassionata di moda da piccola mi dilettavo a ideare abiti per diverse occasioni. Indossare il pigiama sul palco è una decisione sia spontanea che deliberata. Significa essere se stessi, al di là dei giudizi esterni, rimanendo fedeli ai propri valori e in costante ricerca della propria verità. Il pigiama simboleggia anche il sentirsi a casa ovunque, unendo comfort e stile. È una metafora per ricordare che tutto parte da dentro: la sensualità, la fiducia in sé stessi, l’autostima.

Quanto è importante il colore nella tua vita e di che colore è questo periodo che stai vivendo?

Il colore è sempre stato per me una chiave per leggere e comprendere ciò che stavo vivendo. Ogni tono, ogni sfumatura, si lega a un’emozione, a una sensazione, quasi come se fosse una lingua segreta che parla ai sensi. Quando scrivo una canzone o ascolto dei suoni, è come se il mondo dei colori prendesse forma davanti a me, così come accade con gli odori, che a volte mi evocano precise tonalità. Credo che sia il mio modo di decodificare l’intensità dei sentimenti, un po’ come quando da bambini ci esprimevamo senza parole, ma usando il linguaggio dell’immaginazione. Mi viene in mente un ricordo della scuola materna: ero triste ma, senza dirlo, presi in mano i colori e scelsi toni scuri, neutri. Eppure, le persone intorno a me capirono subito, senza bisogno di spiegazioni. Oggi, dentro di me, percepisco un’esplosione di emozioni che non posso tradurre se non in un arcobaleno, oppure in un fucsia freddo glitterato.

Pensi di avere superato quelle insicurezze che ti hanno accompagnato nella scrittura di “Goodbye (voglio good vibes)”?

Le insicurezze rimangono, non vanno via all’improvviso. Il vero passo avviene nel momento in cui prendi consapevolezza delle tue insicurezze e inizi a lavorarci facendo piccoli gesti d’amore ogni giorno, iniziando ad accettare che ci sono ma allo stesso tempo non identificandoci in esse.

Cosa avresti voluto dire a tuo padre quando ti sei resa conto che la sua profezia si era avverata? O cosa gli hai comunque detto in cuor tuo?

Poco tempo fa ho rivisto dei video in cui cantavo, quelli che lui aveva girato per me. In un frammento, si vede lui che mi viene a fare una foto e poi torna dietro la telecamera. È incredibile, ma lui è sempre stato lì, affianco a me, e lo è ancora. Tra di noi non sono mai servite troppe parole, ci capivamo senza bisogno di spiegazioni. E oggi, se potessi parlargli, gli direi: “Papà, ce l’abbiamo fatta! Canterò all’Ariston!”

Chi è il tuo modello musicale di riferimento italiano e straniero? A chi si ispira la tua musica?

Sono cresciuta ascoltando Domenico Modugno, Mia Martini e Mina, allo stesso tempo mi sento molto affine a Donatella Rettore, Loredana Bertè e Fiorella Mannoia. Del panorama internazionale sono molto legata alle band, in particolare ai Doors e ai Red Hot Chili Peppers, e agli artisti che curano a 360° il progetto artistico come Taylor Swift, Lady Gaga e Sabrina Carpenter.
Sono anche molto legata alla musica strumentale e alle colonne sonore dei film, infatti sto attualmente studiando Teoria Armonia e Composizione perché un giorno mi piacerebbe intraprendere anche la strada della compositrice.
La mia musica si ispira alle esperienze che vivo e sento, alle storie che mi vengono raccontate e mi rimangono impresse, a qualcosa che leggo, a catturare delle scene quotidiane cogliendone i dettagli, a dei sentimenti che faccio fatica a esprimere e la musica mi aiuta a sbrogliare la matassa, in generale l’esperienza umana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.