Milano. A distanza di cinque anni dal successo discografico di “Cip!”, e dopo aver conquistato il terzo posto al Festival di Sanremo 2025 con “L’albero delle noci”, Dario Brunori, meglio noto come Brunori Sas, torna con il suo nuovo album, che prende il nome proprio dal brano sanremese.
“L’albero delle noci”, uscito il 14 febbraio per Island Records, non è soltanto una raccolta di nuove canzoni, ma un vero e proprio viaggio emotivo. Da “La vita com’è”, colonna sonora del film “Il più bel secolo della mia vita”, ai singoli “La ghigliottina” e “Il morso di Tyson”, ognuna delle tracce che compongono quest’album è un tassello essenziale di un racconto sincero e generazionale, specchio di un uomo alle prese con le sue fragilità, con le paure taciute e i continui cambiamenti che la vita riserva.
Con la sua consueta maestria nell’intrecciare ironia e poesia, il cantautore calabrese accompagna l’ascoltatore attraverso storie e immagini in cui le stagioni della vita sembrano scorrere come le stagioni di un albero: le foglie che cadono e quelle che rinascono, il desiderio di mettere radici e il bisogno di accettare il cambiamento. Attraverso la metafora dell’albero – simbolo antico e potente di stabilità e crescita – Brunori racconta la bellezza e le contraddizioni della genitorialità, tra la gioia pura e la paura di non essere in grado di sostenerla, protagoniste anche del brano presentato sul palco del Teatro Ariston.
Da un punto di vista squisitamente musicale, il disco alterna momenti più classici a passaggi maggiormente sperimentali: alcune tracce, come “Per non perdere noi” e la stessa “L’Albero delle Noci”, appartengono stilisticamente alla canzone d’autore italiana, altre come “Pomeriggi catastrofici” o “Più acqua che fuoco”, invece, si avventurano in territori più insoliti. C’è spazio anche per la tradizione e l’autenticità popolare, come nel caso di “Fin’ara luna”, cantata nel dialetto delle sue radici.
In generale, la produzione “essenziale” di Riccardo Sinigallia (che ha diretto e prodotto l’intero disco al suo fianco) sembra richiamare, più che gli ultimi due album in studio, i suoni del primo Brunori, in particolare di “Vol. 1” e “Vol. 2”.
Una delle scelte più audaci dell’album è la presenza di tre brani registrati direttamente con un cellulare, senza ulteriori ritocchi, restituendo – tra esitazioni e imperfezioni – l’autenticità del momento in cui le canzoni sono nate.
In definitiva, “L’albero delle noci”, così come tutti gli altri capitoli della produzione artistica di Brunori Sas, non è un disco da ascoltare distrattamente: richiede attenzione, dedizione, apertura, introspezione e volontà di farsi coinvolgere in racconto che riesce ad essere, allo stesso tempo, universale ma profondamente personale.
La copertina dell’album riflette la doppia anima del progetto: da un lato, un ritratto in bianco e nero di Brunori, scattato dal celebre fotografo Toni Thorimbert, dall’altro, un’illustrazione pop di una noce blu su sfondo giallo, realizzata da Robert Figlia. Il cantautore ha infatti raccontato di voler “raccontare la natura del disco in un solo sguardo, qualcosa di essenziale ma evocativo, proprio come le canzoni che contiene”.
Commentando il successo al Festival di Sanremo, Brunori ha raccontato di come la classifica di quest’anno sia un dato importante per il panorama musicale italiano, un segno che la canzone d’autore sta tornando a occupare il posto che merita, in quanto “fino a poco tempo fa, il cantautorato sembrava fuori moda, poi, improvvisamente, è diventato di nuovo rilevante, forse perché c’è bisogno di storie e narrazioni che vadano oltre il singolo brano usa-e-getta”.
Dopo il Festival e l’uscita dell’album, Brunori è pronto a tornare sul palco con un tour che attraverserà l’Italia nel 2025: il calendario prevede date nei principali palazzetti (molte delle quali già sold out) e due eventi speciali con l’orchestra al Circo Massimo di Roma e all’Arena di Verona. Questi due esclusivi show saranno l’occasione perfetta per rielaborare, in chiave più sinfonica, i brani più amati del suo repertorio.