“Ciarlatani”: una satira sul mondo del teatro tra sogni, realtà e fallimento

Caserta. Dall’11 al 13 aprile si terrà al Teatro Comunale di Caserta lo spettacolo “Ciarlatani”, scritto e diretto da Pablo Remón. L’opera, che ha riscosso un grande successo in tutta Italia, è interpretata da un cast di eccellenza: Silvio Orlando, Francesca Botti, Francesco Brandi e Blu Yoshimi, che si alternano in scena vestendo i panni di una decina di personaggi, riuscendo a dare ad ognuno un carattere unico e riconoscibile.
Con “Ciarlatani” Pablo Remón sfida le convenzioni tradizionali del teatro, esplorando le sfumature e il confine tra sogno e realtà. La sua narrazione unisce due linguaggi distinti, quello cinematografico e quello teatrale, per costruire una trama che intreccia le vite di personaggi diversi, ma accomunati da una fragilità che li spinge a desiderare un successo che diventa quasi un obbligo sociale e ad avere paura del fallimento, tanto da costringersi a bramare qualcosa che realmente non vogliono. Si rivelano così tutti “ciarlatani”, ingannatori di loro stessi, vittime di aspettative e di un mondo che celebra l’apparenza, di maschere che indossiamo anche quando ci guardiamo allo specchio, che non ci permettono di conoscerci mai davvero.
L’opera mette in scena, con ironia e cinismo, il mondo dello spettacolo, con i suoi inganni, le sue ossessioni e la continua scalata verso una notorietà che sembra necessaria per sentirsi vivi. Per essere qualcuno. Ma ciò che colpisce davvero è il modo in cui viene trattato questo argomento: attraverso una narrazione insolita e profonda, che mescola sogno e realtà, facendo perdere lo spettatore in un gioco di incastri tra la vita dei due protagonisti principali: Anna Velasco e Diego Fontana.
Anna Velasco è una giovane attrice alla ricerca del ruolo che la porterà al successo. Bloccata tra soap opera di bassa lega e spettacoli per bambini, spera che un giorno arrivi finalmente il personaggio adatto a lei, l’occasione che possa cambiare la sua carriera. La sua storia si dipana tra scene reali e visioni dei suoi sogni, in un continuo alternarsi di realtà e fantasia. Il tutto viene raccontato con uno stile cinematografico grazie al quale lo spettatore entra in contatto con i suoi pensieri, le sue speranze e le sue delusioni, guidato da un un narratore che dà voce all’inconscio di Anna, facendoci esplorare il mondo interiore della protagonista. Diego Fontana, invece, è un regista di successo che, dopo un incidente aereo quasi mortale, si ritrova a riflettere sulla sua carriera, tanto da stravolgere i suoi piani futuri. La sua storia viene presentata in modo più tradizionale, con una scenografia che richiama il teatro classico, creando un contrasto con quello di Anna.
Le due narrazioni scorrono parallele, in un alternarsi di scene e scenografie, con cambi d’abito repentini e un dialogo continuo tra i due protagonisti che, anche se non si incontrano mai sulla scena, solo legati da una figura chiave: quella di Eusebio Velasco, regista degli anni ‘80, padre di Anna e maestro di Diego. Il suo ricordo da parte di entrambi diventa la chiave per comprendere appieno i loro sentimenti.
Ma non finisce qui. L’opera, infatti, gioca anche con l’autofiction, interrompendo la narrazione per una sorta di meta racconto pirallendiano in cui l’autore dello spettacolo si difende dall’accusa di plagio dello spettacolo che sta andando in scena. È anche lui un ciarlatano. Questa breve parentesi coinvolge il pubblico, portato a riflettere sulla natura stessa della creazione artistica.
Il tema centrale di “Ciarlatani” è quello del fallimento, non solo come inevitabile conseguenza nel mondo dello spettacolo ma soprattutto come parte integrante della nostra esperienza umana. I sogni di gloria e successo sono costantemente messi alla prova e il palcoscenico diventa un luogo in cui la finzione si scontra con la realtà. I personaggi, così come nella realtà, saranno realmente felici, avranno realmente successo solo quando smetteranno di essere “ciarlatani”: quando impareranno a guardarsi non con occhi esterni, ad ascoltarle un “io” interiore troppe volte oppresso dalle aspettative della società, dei parenti, delle persone vicine.
Il pubblico è trascinato in un turbine di emozioni che spaziano dalla risata all’amarezza, dalla consapevolezza alla confusione, in un’esperienza che lascia poco spazio alla certezza. I quattro attori in scena, ciascuno capace di dar vita a più personaggi, offrono una performance impeccabile, dimostrando una straordinaria capacità di adattarsi ai diversi stili richiesti dalla trama.
Un’opera dalle sfumature ironiche e satiriche che pone l’accento su una pressione sociale che, soprattutto i giovani, ormai patiscono moltissimo.
In definitiva, “Ciarlatani” è un’esperienza teatrale che non solo intrattiene ma stimola una riflessione profonda sul tema del fallimento. Come ha affermato Silvio Orlando: “È uno spettacolo sul diritto al fallimento, uno dei diritti fondamentali dell’uomo: fallire senza le stimmate del perdente, o peggio, parola orrenda, dello “sfigato”.

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