Milano. Il Piccolo Teatro di Milano ospita una mini-retrospettiva dedicata a Mitipretese, il gruppo nato nel 2006 dalla volontà di Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariángeles Torres, insieme a Mauro De Santis, alla ricerca di uno spazio in cui drammaturgia, regia, scenografia e direzione degli attori fosse frutto di un lavoro collettivo. Nel mese di maggio, al Teatro Studio Melato, verranno presentati “Roma ore 11” (2006) di Elio Petri, dal 7 al 12, “Troiane/Frammenti di tragedia” (2013) da Euripide, dal 14 al 19, e “Festa di famiglia” (2009) da Pirandello, con la collaborazione drammaturgica di Andrea Camilleri, dal 21 al 26 maggio.
“Roma ore 11”: Duecento giovani donne si presentano a un colloquio per un unico posto di lavoro che, già dall’annuncio, si intuisce mal pagato. Sotto il loro peso, la scalinata dove si sono ammassate cede e 77 ragazze sono ferite in modo più o meno grave. Una di loro muore. Sembra una delle tante storie contemporanee di ‘incidente sul lavoro’, quella raccontata in “Roma ore 11”, spettacolo messo in scena da Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariángeles Torres e primo appuntamento di questa mini-rassegna dedicata a Mitipretese. Lo spettacolo nasce da un libro ricavato dall’inchiesta che Elio Petri, allora giovanissimo giornalista alle prime armi, condusse per conto del regista Giuseppe De Santis. Petri condusse l’inchiesta in modo capillare: ragazza per ragazza, rintraccia le storie, le famiglie, gli ambienti, esplora i sogni e le attese, raccoglie le idee di giustizia, ricostruisce l’immagine di quel mondo. Si tratta di una denuncia delle miserie, della disperazione e delle prepotenze, anche sessuali, subite dalle ragazze.
Pur non essendo un testo scritto per il teatro, Petri tratteggia dei personaggi così vivi e concreti da risultare pronti per essere recitati. Le quattro attrici si ‘moltiplicano’ nei diversi ruoli – giovani donne di borgata, ragazze ‘casa e chiesa’, portinaie o sartine -, alternano i dialetti, a volte intonano canzoncine: sono i mille volti di una quotidianità fatta di ordinaria sopravvivenza.
“Troiane/Frammenti di tragedia”: Il racconto dell’atto finale della guerra di Troia: la città è distrutta, depredata di tutti i tesori e data alle fiamme, gli uomini e i bambini uccisi, le donne prigioniere in un campo, dove attendono di conoscere il proprio destino di schiave. Partendo dalla tragedia di Euripide, con innesti da altri autori classici e contemporanei – Omero, Seneca, Ovidio, Sartre, Licofrone – Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariángeles Torres raccontano la storia di quattro figure fondamentali, Ecuba, Andromaca, Cassandra ed Elena. Ne è nato uno spettacolo ricco di suggestioni ed emozioni, di ricordi ed echi di memoria, che conserva un perfetto equilibrio tra Mito e Storia. “A volte il linguaggio e la forma delle tragedie antiche ci appaiono lontani, e non sempre immediatamente comprensibili – spiegano le quattro interpreti e registe –. Sono mutati i riferimenti culturali, è mutata la struttura psichica degli individui. Ma possiamo anche dire che nulla è cambiato. Fa paura la perfetta sovrapponibilità di Troiane con le guerre che continuano ad avvenire oggi”. Così Ecuba, Andromaca, Cassandra ed Elena si trasformano in figure simboliche, per rappresentare tutte le madri, figlie, sorelle, mogli, vittime della violenza e della guerra, capaci, nonostante tutto, di esprimere un universo femminile fatto di coraggio e di riaffermazione della vita.
“Festa di famiglia”: Ultimo spettacolo della mini-rassegna dedicata a Mitipretese. “Festa di Famiglia” è una riflessione sulle dinamiche violente all’interno del nucleo familiare. Si parte da Pirandello per arrivare, con la collaborazione drammaturgica di Andrea Camilleri, al racconto di una storia contemporanea, “un punto di vista sulla famiglia – spiegano Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariángeles Torres – che sembra superato per la nostra così evoluta società, ma che invece rispecchia ancora fedelmente quello che siamo”. Ogni giorno avviene in Italia l’assassinio di una donna ad opera di un familiare: marito, fidanzato, padre, figlio. Quello che un brutto termine giornalistico definisce “femminicidio”. Ma, nonostante questo, la famiglia è cosa sacra, baluardo di moralità, bandiera politica. Invece è proprio all’interno della famiglia, nucleo fondante della nostra società, dove in fondo “non sta bene ficcare troppo il naso”, che si perpetrano le violenze più gravi ai danni delle persone deboli, siano esse donne, anziani, bambini.
Lo spettacolo non nasce da testimonianze di vita vissuta, ma dai testi di Pirandello il “padre del nostro teatro borghese – continuano le attrici e registe – che sulla famiglia e sulle relazioni problematiche uomo-donna ha fondato gran parte della sua riflessione. E proprio attraverso Pirandello abbiamo voluto raccontare una storia di oggi”.
“Quando le quattro Mitipretese, che conoscevo e stimavo dai tempi che frequentavano l’Accademia, vennero a casa mia per chiedermi di collaborare ad un loro progetto, in realtà il progetto era già ben avviato e definito – dice Andrea Camilleri –. Avevano lavorato di fino, con lucido rigore, ritagliando battute e scene dal vasto repertorio pirandelliano allo scopo di comporre un’altra, nuova, originale, commedia adoperando sempre le parole di Pirandello. Ma quale commedia? Finito di leggere, mi venne in mente che quella era la commedia sulla famiglia borghese che Pirandello avrebbe forse voluto scrivere ma non aveva osato. Io mi sono limitato solo a mettere qualche tassello al posto giusto”.