Torino. In occasione della mostra “Notre-Dame de Paris. Sculture gotiche dalla grande cattedrale”, Palazzo Madama propone lunedì 3 giugno alle ore 17.30 la conferenza di Fulvio Cervini dal titolo “Alla frontiera del gotico. Scultura in Piemonte, 1170 – 1250”.
Nei decenni a cavallo del 1200 il Nord-Ovest d’Italia è stato un singolare laboratorio in cui le grandi novità della scultura monumentale, maturate tra Borgogna, Île-de France e Champagne, sono state declinate nelle forme peculiari di una regione di frontiera, caratterizzata da grandi aperture e da singolari incroci culturali, sullo sfondo di un’Europa colta e permeabile, che non smette di rappresentare per noi un traguardo e un monito. Questo processo riguarda entrambi i versanti delle Alpi e tocca il Monferrato come la pianura vercellese. Si apre idealmente già verso il 1170-80 con le prime sculture “protogotiche” dell’Abbazia di Vezzolano, che nei primi decenni del Duecento si arricchisce di nuove sculture francesizzanti in facciata e del celebre jubé (pontile-tramezzo delle chiese gotiche). Prosegue a Vercelli con il pulpito della cattedrale e le sculture della grande abbazia di Sant’Andrea, fondata nel 1219 dal cardinale Guala Bicchieri, la cui architettura sincretista riunisce tradizione locale, suggestioni nordiche e prassi lombardo-emiliana divulgata dai seguaci di Benedetto Antelami; e in Savoia, a Bourget du Lac, con un secondo jubé di medio Duecento dalla connotazione ancor più francesizzante e monumentale. Se le prime sculture di Vezzolano sono connotate da un grafismo lineare, ben presto cifra prevalente della vita delle forme diviene un naturalismo non privo di umori classicisti. Ma questa dimensione internazionale tocca anche piccoli portali che guardano all’oreficeria (come quello di La Chambre in Savoia), rare statue in stucco come il gruppo dell’Adorazione di Cavaglià, e sculture lignee che si pongono come punti d’incontro fra le arti, quali il superbo crocifisso di Gressoney o il paliotto da Courmayeur, ora a Palazzo Madama. L’incontro rivisita criticamente e comparativamente queste opere, mostrando come il Piemonte sabaudo, in quel frangente intenso e creativo della civiltà europea, sia stato davvero l’affaccio mediterraneo del gotico francese. Ma non si limitò a recepirlo, bensì lo rilanciò secondo forme di mediazione che appartengono solo al Piemonte e rendono questo territorio unico e importante sullo scacchiere europeo.
Fulvio Cervini, allievo di Adriano Peroni, insegna Storia dell’arte medievale e Tutela dei beni culturali all’Università di Firenze. Per sette anni ha lavorato nella Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici del Piemonte. Presiede attualmente la Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte. Il suo ultimo lavoro è la cura della mostra e del catalogo Alessandria scolpita 1450-1535.