Parma. Nel 500° anniversario della morte ognuno ha un motivo diverso per festeggiare Leonardo da Vinci, genio globale in grado di toccare con la propria curiosità qualsiasi aspetto dell’arte, della scienza e della cultura. Destinazione Turistica Emilia non fa eccezione e propone tre suggestivi spunti per ripercorrere le tappe della sua gigantesca personalità nel passaggio in un territorio che già nel Rinascimento era in grado di suscitare l’interesse dell’artista ma anche dell’uomo appassionato di enologia.
È infatti in provincia di Piacenza che vengono coltivati 700 ettari dedicati alla produzione di Malvasia di Candia aromatica, considerata all’unanimità dagli esperti il pronipote del vino prodotto da Leonardo a Milano, nei giardini alle spalle del Borgo delle Grazie. Fu Lodovico il Moro il donatore della vigna che il genio curò nel periodo della realizzazione dell’Ultima Cena, intorno al 1498, e che amò al punto da recuperarla dopo la confisca da parte dei francesi e da citarla perfino nel testamento. È inoltre l’azienda vitivinicola di Giovanella Fugazza, in Valtidone, a produrre il “vino di Leonardo da Vinci” con uve vendemmiate a Milano nella cosiddetta “vigna di Leonardo” recuperata in occasione dell’Expo con il reimpianto di 80 piante della stessa Malvasia di Candia Aromatica, che lo scienziato coltivava ai suoi tempi.
Mentre era al lavoro sul monumento equestre di Francesco Sforza, Leonardo ebbe però anche il tempo di conoscere, studiare e individuare la corretta origine organica dei fossili dell’Appennino Piacentino, definiti “nichi” nel celeberrimo Codice Leicester (folio 9). Per ripercorrere e approfondire idealmente la sua indagine, è possibile visitare la collezione civica di fossili di Castell’Arquato, che comprende anche grandi esemplari di balenottera rinvenuti sui calanchi.
Pochi sanno che fu un reggiano a studiare per primo a Parigi, nel 1797, i manoscritti di Leonardo requisiti a Milano dai francesi. Nell’anno delle celebrazioni vinciane, la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia dedica quindi al proprio illustre concittadino Giovanni Battista Venturi e al suo rapporto con l’opera del genio la mostra “Giovanni Battista Venturi e Leonardo. Testimonianze della Biblioteca Panizzi nel V centenario della morte di Leonardo da Vinci (1519-2019)”. Aperta al pubblico dal 19 ottobre 2019 al 19 gennaio 2020, la mostra si articola in sei sezioni che, attraverso un percorso ragionato tra manoscritti, carteggi, libri antichi e moderni, incisioni e altro materiale iconografico, si propongono di offrire al visitatore un profilo biografico e intellettuale di Venturi – in particolare come studioso di Leonardo – ma anche di illustrare l’eredità e l’immagine di Leonardo stesso con testimonianze manoscritte, edizioni a stampa e facsimili delle opere, incisioni con ritratti dell’artista, episodi della vita, riproduzioni da disegni e dipinti, false attribuzioni e opere di scuola. Completano l’esperienza una “biblioteca ideale” con gli autori e le opere che concorsero a determinarne la formazione e un excursus sulla sua fortuna critica nelle opere, edizioni e testimonianze di studiosi italiani ed emiliani tra fine Ottocento e metà Novecento. Sono infine previste iniziative collaterali, che saranno comunicate nei mesi e nelle settimane precedenti l’inaugurazione.
Fino al 12 agosto la Galleria Nazionale del Complesso della Pilotta partecipa alla festa con “La fortuna della Scapiliata di Leonardo da Vinci”, eccezionale mostra che riunisce attorno a 4 capolavori di Leonardo opere di altissimo livello di artisti come Gherardo Starnina, Bernardino Luini, Hans Holbein, Tintoretto e Giovanni Lanfranco. La tavoletta che offre lo spunto per l’esposizione rappresenta – come sottolineano i curatori Pietro Marani e Simone Verde – un vertice sperimentale nell’arte del maestro, che qui coglie con estrema semplicità l’essenza della femminilità, della forza e della libertà. Delle quattro sezioni del percorso, la prima ricalca i passi inaugurali di una ricerca pittorica rinascimentale che troverà in Leonardo la sua massima espressione, mentre la seconda, con dipinti e disegni originali di Leonardo stesso o di ambito fiorentino – tra cui la celebre Leda degli Uffizi – approfondisce il tema dei capelli scomposti. Si prosegue con derivazioni antiche del tema leonardesco, con opere di Giovanni Agostino da Lodi e Bernardino Luini – autore della Salomé con una serva che riceve dal boia la testa di san Giovanni Battista – per poi imbattersi in un affresco sulla figura del pittore e scultore Gaetano Callani, che nella sua collezione accolse la Scapiliata.