Verona. Plácido Domingo in questi giorni festeggia i 50 anni dal proprio debutto all’Arena e in Italia: dopo aver diretto la recita domenicale del capolavoro verdiano, ricede la bacchetta di “Aida” al maestro Francesco Ivan Ciampa, forte dei consensi ottenuti nelle ultime settimane a Verona e a Macerata, e qui di nuovo alla guida dell’Orchestra dell’Arena di Verona e del Coro preparato da Vito Lombardi. Per la recita di sabato, la numero 708 dalla prima storica notte del 10 agosto 1913, “Aida” si conferma regina dell’Arena di Verona non solo per numeri ma per qualità degli interpreti, di provenienza e caratura internazionale, che si alternano nei panni degli eroi verdiani.
È la volta infatti di Maria José Siri, celebre soprano che torna all’amata “Aida” dopo svariati successi in ruoli pucciniani alla Scala di Milano, a Genova e a Berlino. Con lei debutta nei panni del valoroso Radamés il tenore Martin Muehle, appena applaudito in “Carmen” in recenti serate del Festival areniano. Si conferma come Amneris Violeta Urmana, fuoriclasse dei ruoli mediosopranili verdiani mentre è un debutto assoluto all’Arena di Verona quello del giovanissimo baritono Badral Chuluunbaatar, originario della Mongolia e qui impegnato come Amonasro, condottiero etiope e padre di “Aida”. I bassi Marko Mimica e Krzysztof Bączyk tornano ad interpretare rispettivamente il gran sacerdote Ramfis e il Re degli Egizi, mentre si confermano il Messaggero del tenore Francesco Pittari e la Sacerdotessa di Yao Bo Hui.
Lo spettacolo classico ed imponente segue la regia di Gianfranco de Bosio mentre la veste scenografica ed i costumi sono ispirati ai bozzetti storici di Ettore Fagiuoli per la prima rappresentazione del 1913. Le luci sono di Paolo Mazzon e le coreografie di Susanna Egri, che impegnano il Ballo coordinato da Gaetano Petrosino con i primi ballerini Petra Conti (alla sua ultima Aida per il Festival 2019), Mick Zeni e Alessandro Macario.