Milano. La Stagione Sinfonica del Teatro alla Scala si inaugura giovedì 26, sabato 28 e domenica 29 con un programma dedicato alle Sinfonie n° 4 di Beethoven e Mahler (solista Christiane Karg, alla Scala già Sophie nel Rosenkavalier diretto da Zubin Mehta e Euridice nell’Orphée di Gluck diretto da Michele Mariotti). Se il progetto mahleriano di Riccardo Chailly prosegue negli anni, l’esecuzione della “Quarta” di Beethoven apre un nuovo ciclo sinfonico beethoveniano che accompagnerà gli ascoltatori milanesi fino a giugno 2020.
Nel 2020 infatti le istituzioni musicali di tutto il mondo celebrano il 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven (1770-1827) e il Direttore Musicale coinvolge Coro e Orchestra del Teatro alla Scala, Filarmonica della Scala e Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala in un’integrale in cui alle sinfonie saranno accostate altre opere dello stesso Beethoven, dall’ “Ouverture da Egmont al Concerto per violino” con Leonidas Kavakos, e pagine di Mahler e Luciano Chailly (la “Sonata tritematica n. 4” su testi di Lucrezio prima della Nona). Il rapporto di Chailly con Beethoven è la storia di una vita, ma solo nel 2011 il Maestro ha deciso di offrire al disco un’integrale sinfonica con il Gewandhaus di Lipsia, la più antica orchestra d’Europa di cui era Direttore Musicale e la cui tradizione beethoveniana si radicava nelle letture di Mendelssohn. La scelta di allora, maturata in anni di studio, esperienza e riflessione, era stata radicale: rispettare i metronomi d’autore, notevolmente più rapidi di quelli abituali, per scoprire un Beethoven autentico, anticonvenzionale e spavaldamente contemporaneo sebbene questa lettura non fosse priva di precursori: certamente Toscanini, ma anche Szell e Gardiner. Il risultato, tra entusiasmi e resistenze, era stato un nuovo, fortissimo impulso al dibattito musicologico ma anche estetico sull’opera del compositore di Bonn. Ora, a nove anni di distanza, Chailly torna alle nove Sinfonie con un’orchestra italiana e una prospettiva inevitabilmente trasformata, in una serie di concerti che si presenta come imperdibile occasione per il grande pubblico.
La Stagione Sinfonica prosegue il 7, 9 e 10 gennaio con la Filarmonica della Scala impegnata sotto la guida di Gianandrea Noseda, già presente nella Stagione 18/19, in un programma che prevede la “Suite Pelléas et Mélisande di Gabriel Fauré”, il ‘divertimento’ dal balletto “Le baiser de la fée” di Igor Stravinskij e la “Sinfonia n. 3” di Camille Saint-Saëns.
Il 16, 17 e 19 gennaio Riccardo Chailly riprende il fil rouge beethoveniano con l’ouverture “Egmont e le Sinfonie n. 8 e n. 5”.
Dopo alcuni anni di assenza torna sul podio della Filarmonica il 10, 11 e 14 febbraio il maestro israeliano Eliahu Inbal, attento studioso della musica di Bruckner, di cui ha diretto diverse integrali sinfoniche includendo diverse versioni. Sui leggii la “Sinfonia n. 5”.
Coro e Orchestra della Scala, insieme al Coro di Voci Bianche, sono protagonisti del concerto del 7, 10 e 12 marzo guidati da Zubin Mehta nella “Sinfonia n. 3” di Gustav Mahler, solista Daniela Sindram. Iván Fischer era uno dei pochi grandi direttori viventi a non aver mai diretto la Filarmonica. Il debutto è previsto il 3, 5 e 8 aprile con un programma che comprende l’ “Ouverture da Die Zauberflöte e la Sinfonia n. 39 K543” di Mozart e il “Concerto per orchestra” di Bartók.
L’8, 11 e 12 giugno Riccardo Chailly conclude il ciclo beethoveniano con la “Sinfonia n. 9” con il Coro scaligero diretto da Bruno Casoni, solisti il soprano Hanna-Elisabeth Müller, il mezzosoprano Claudia Huckle, il tenore Michael König e il basso Vitalij Kowaljow. Prima della Sinfonia sarà presentata in prima esecuzione assoluta la “Sonata Tritematica n. 4” di Luciano Chailly, un lavoro per coro e orchestra sinfonica su testo di Lucrezio dal “De rerum natura”.
Il 27 e 29 giugno e il primo luglio i complessi scaligeri sotto la direzione di Myung-Whun Chung eseguiranno lo “Stabat Mater” di Gioachino Rossini con i solisti Rosa Feola, Veronica Simeoni, René Barbera e Roberto Tagliavini. Chung torna così su una delle pagine ricorrenti nel repertorio del suo maestro, Carlo Maria Giulini.