Milano. A 50 anni esatti dal debutto va in scena, al Piccolo Teatro Grassi dall’8 al 20 ottobre, “Mistero Buffo” di Dario Fo e Franca Rame. Lo spettacolo, che ha segnato la storia teatrale del Novecento, viene ora presentato in un nuovo allestimento creato in occasione dell’anniversario dalla Compagnia teatrale Fo Rame e dalla Corvino Produzioni. In scena Mario Pirovano, “cresciuto” alla scuola dei due grandi attori, che da oltre 25 anni porta in Italia e all’estero i loro spettacoli.
Jacopo Fo, Simone Cristicchi, Natalino Balasso, Marco Travaglio, Moni Ovadia, Carlo Petrini, Antonio Ricci, Ascanio Celestini, Marco Paolini, Paola Cortellesi, Marco Baliani: eccezionalmente al Piccolo, 12 protagonisti del mondo della cultura e dello spettacolo introdurranno ogni sera la rappresentazione con un ricordo personale di Dario Fo e Franca Rame.
Nell’Aula Magna dell’Università Statale di Milano, occupata da oltre 2.000 studenti, il 30 maggio 1969 Dario Fo presentò in anteprima assoluta “Mistero Buffo”. Da allora, sono seguiti oltre 5.000 allestimenti, in Italia e all’estero, nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbriche, nei teatri, persino nelle chiese. Per anni Dario Fo, insieme a Franca Rame, ha raccolto racconti orali, leggende e documenti di teatro popolare di varie regioni italiane e li ha intessuti in una sorta di laicissima “sacra rappresentazione”, un rosario di giullarate, vibranti di echi di attualità.
Il linguaggio è il grammelot, commistione di dialetti dell’Italia settentrionale e centrale: una vera e propria lingua reinventata, tra cultura popolare e Commedia dell’Arte, a tutti e a tutte le latitudini comprensibile.
Mario Pirovano, diretto allievo dei due maestri, che lo stesso Fo definì “fabulatore di grande talento”, porta oggi in scena i brani che hanno reso famoso questo capolavoro del teatro italiano, scegliendo, nel canovaccio ufficiale di Mistero Buffo, le più famose giullarate delle prime edizioni.
Il miracolo di Lazzaro: la storia del miracolo più popolare del Nuovo Testamento, nel quale la voce dell’attore dà vita a tutti i curiosi venuti ad assistere all’eccezionale evento; la nascita del Giullare: fabulazione popolare tanto cara a Dario Fo. Ispirata a testi medievali, è la descrizione di una trasformazione dalla condizione umana di sottomesso a quella di protagonista, è la rivincita del Contadino che da sfruttato diventa Giullare e racconta la propria storia, per essere di esempio agli altri; il grammelot più antico di tutti: La fame dello Zanni, che racconta la fame di un contadino del ‘500 costretto a migrare dalla campagna alla città, senza lavoro e senza cibo.
Non poteva mancare nella selezione per i 50 anni la primissima giullarata recitata da Fo: Bonifacio VIII, monologo dedicato al Papa che Dante condannò all’inferno ancora prima che morisse.
Infine, come tradizione, la chiusura dello spettacolo è nel segno del Primo miracolo di Gesù bambino, che nell’immaginario collettivo è la giullarata per eccellenza, quella che si studia a scuola, che tutti gli allievi di Fo hanno interpretato almeno una volta e che lui stesso recitò a Roma nel 2016, durante l’ultimo Mistero Buffo: un episodio dei Vangeli apocrifi, che racconta come il piccolo Gesù, per farsi accettare dagli altri bambini, fece volare gli uccellini di argilla che avevano fatto con le proprie mani.