Napoli. Al Piccolo Bellini di Napoli, mercoledì 15 gennaio alle ore 21:15 e venerdì 17 gennaio alle ore 18:30 e 21:15, Maestri di Strada e Trerrote debuttano con “Opera”, una favola strana ispirata a Brecht e Viviani. Un gioco di debuttanti, una festa di comunità, una fievole luce nell’oscurità.
Per la quarta stagione consecutiva, Maestri di Strada e l’Associazione Trerrote (Teatro – Ricerca – Educazione) ritornano al Piccolo Bellini di Napoli, confermando la loro collaborazione. Quest’anno porteranno in scena una nuova leva di giovani attori alla loro prima esperienza con il palcoscenico, accompagnati come sempre dai loro educattori.
Un battesimo per una nuova comunità di ragazzi provenienti dalla periferia est di Napoli, che nel teatro trova il luogo e la maniera per raccontare e raccontarsi. Allo stesso tempo, gli offre la possibilità di mostrare a sé stessi e agli altri la propria irriducibile bellezza.
Lo spettacolo si intitola “Opera” ed è il frutto del laboratorio che, partendo dall’universo poetico e politico del grande drammaturgo Bertold Brecht, colorato dalle tinte mediterranee e vivaci di Raffaele Viviani, darà voce e corpo all’immaginario dei nostri giovani attori. Come dichiara il regista Nicola Laieta “È il debutto al teatro di 20 nuovi giovani della periferia orientale di Napoli provenienti dalle attività educative e dai laboratori territoriali delle arti dell’associazione Maestri di Strada. Come di consueto, nel nostro lavoro questi debuttanti adolescenti sono stati accolti da una vera comunità di giovani cresciuti insieme a noi in questi otto anni di lavoro di teatro educazione. I nostri veterani hanno guidato e accompagnato i novizi, insieme agli educ-attori dell’associazione Trerrote (Teatro Ricerca Educazione). A volte ci rendiamo conto che chiediamo ai nostri ragazzi di attraversare un ponte sull’abisso diceva Carla Melazzini. La nostra passione artistica ci accomuna ai ragazzi in questa vertigine e ci fa desiderare il viaggio insieme a loro”. A ciò si aggiungono le parole di Cesare Moreno, Presidente Maestri di Strada “Scriveva Antonin Artaud a proposito dell’Opera da tre soldi: “Il pubblico ideale per Brecht doveva essere il proletariato, cioè gli operai dell’industria infatti il titolo indicava provocatoriamente il prezzo del biglietto d’entrata, ma paradossalmente gli operai disertarono le rappresentazioni mentre il pubblico borghese invece ne decretò il successo, con sorpresa e disappunto dell’autore”. Sono passati quasi cento anni dalla prima rappresentazione del 1928 e trecento dall’opera ispiratrice che è del 1728, e gli eredi di quei ‘mendicanti’ e sottoproletari invece di sedere tra il pubblico sono presenti sulla scena e sulla scena saranno rappresentati i loro racconti di periferia intrecciati alla scrittura di Brecht e di Viviani. Sarà un’occasione anche per misurare la distanza tra parlare a nome degli esclusi e dare la parola agli esclusi”.
“Opera. Una favola strana”: Un gruppo di uomini e donne del mondo di sotto vive recluso in una prigione/fogna, alle dipendenze di un grottesco e cinico sfruttatore.
Non avendo altri mezzi, questi vive e fa commercio degli scarti, anche organici, degli altri, degli uomini di sopra. La comunità di sotto vive la sua mesta ma tranquilla vita da scarto umano, fino a quando un giorno la porta della loro prigione/fogna rimane aperta. Il desiderio della figlia del loro sfruttatore per un uomo del mondo di sopra è l’occasione per la loro fuga e per la libertà.
Gli sfruttati possono finalmente uscire a riveder le stelle, ma fuggiti dalle viscere della terra a metà strada tra cattività e liberazione, si trovano di fronte alla scelta: affrontare l’ignoto e decidere il proprio nuovo destino o accettare un nuovo protettore a cui obbedire pur di ritrovare un po’ di quelle squallide certezze cui erano assuefatti nel mondo di sotto. La metafora è chiara. Il finale è tutt’altro che scritto, soprattutto fuori dalle tavole del palcoscenico.