Milano. Laura Pasetti e la sua compagnia, Charioteer Theatre, tornano al Piccolo, al quale li lega una collaborazione ultradecennale. Al Teatro Studio Melato, da oggi e fino al 15 febbraio, va in scena “Romeo & Juliet (are dead)”, coprodotto con il Piccolo, nuovo capitolo del lavoro della regista dedicato alla messa in scena di Shakespeare in lingua originale, per un pubblico adolescente.
Hai 15 anni e le cose non vanno molto bene: genitori inutili, vivi in una cittadina di provincia piena di balordi, nessuna prospettiva… e poi all’improvviso… cambia tutto: ti innamori, la vita diventa un’avventura incredibile e tutto corre ad una velocità incontrollabile come il tuo cuore e poi?
E poi, sul più bello, succede che muori…
Romeo e Giulietta non sono affatto contenti del finale che Shakespeare ha scritto per loro e non si danno pace. Mercuzio propone ai due innamorati di ripercorrere le tappe fondamentali della loro settimana insieme: forse così troveranno le risposte che cercano rispetto al proprio destino. Nel corso dello spettacolo, i tre personaggi rappresentano le scene più importanti della tragedia nell’inglese di Shakespeare e poi le commentano in inglese moderno. Mercuzio funge da narratore bilingue, utilizzando l’italiano in alcuni frammenti dell’azione, per facilitare gli spettatori nella comprensione: è un vero e proprio “mediatore”, interagisce con il pubblico, introduce le scene recitate dai due attori inglesi e accenna l’interpretazione degli altri personaggi. Accanto ai contenuti culturali e letterari proposti dell’originale shakespeariano, la rilettura di Laura Pasetti offre l’opportunità di approfondire, con un linguaggio efficace, tematiche vicine al mondo degli adolescenti di oggi, come quelle della crescita e dell’identità, il rapporto con i genitori, la complessità dei sentimenti, le ragioni dell’odio.
“In Romeo & Juliet, dichiara Laura Pasetti, la crescita, il passaggio dall’infanzia alla pubertà è segnato da un’iniziazione fatale. L’amore è l’unico sentimento innato che abbiamo, sembra dirci Shakespeare, e anche se non ce lo insegnano, viene fuori. È prorompente, violento, inarrestabile. Invece l’odio no. Quello si impara. E si disimpara se si vuole…”.