Torino. Nell’anno del centenario di Federico Fellini, martedì 23 giugno alle ore 21.00, andrà in scena al Teatro Carignano di Torino “Giulietta”, uno spettacolo di Valter Malosti da un racconto di Fellini adattato per il teatro da Vitaliano Trevisan. Lo spettacolo è prodotto da TPE – Teatro Piemonte Europa ed è incluso nella rassegna concertata con il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale Summer Plays.
“Giulietta” sarà replicato fino a domenica 28 giugno e vede nel ruolo della protagonista Roberta Caronia, una delle attrici più versatili e popolari della nuova generazione. I costumi sono di Patrizia Tirino, le scene di Paolo Baroni, le luci di Francesco dell’Elba, le musiche originali di Giovanni d’Aquila, mentre il progetto sonoro, che include musiche di Nino Rota e dello stesso Federico Fellini, è di Valter Malosti.
“Giulietta”, l’unica opera narrativa di una certa consistenza pubblicata dal regista riminese, è un racconto di cui Fellini stesso suggerì la stampa, in lingua tedesca, per l’editore svizzero Diogenes nel 1989. Si tratta della prima idea-soggetto di quello che nel 1965 diventerà il film “Giulietta degli spiriti”: un “trattamento”, ovvero la fase intermedia tra il soggetto e la sceneggiatura. Una sorta di film semilavorato. Scritto curiosamente tutto in soggettiva come un flusso di coscienza della protagonista.
“Non si trattava dunque di lavorare su un prodotto finito, il film, ma su un semi-lavorato, il trattamento; e anzi, dal confronto con il film, che Fellini stesso riteneva non completamente riuscito, e con la sceneggiatura, il trattamento risulta vincente, più ricco, con una sua spiccata autonomia”, testimonia Vitaliano Trevisan, autore della versione teatrale del testo che Valter Malosti ha portato in scena per la prima volta nel 2004, vincendo il Premio Hystrio 2004 per la regia, mentre la prima interprete, Michela Cescon, vinse il Premio della critica teatrale 2003-2004 e l’Ubu 2004 come migliore attrice.
Così lo descrive Valter Malosti: “Giulietta è una struggente favola psicanalitica, una favola contemporanea dai toni mozartiani sull’identità frammentata, sull’anima, raccontata con un tono vagamente infantile ed inquietante, una moderna Alice attraverso lo specchio, specchio con il quale si apre e si chiude lo spettacolo e il racconto felliniano. Ma Giulietta è anche una lunga e irridente seduta spiritica descritta da chi ci crede, anche, almeno un poco; eco delle frequentazioni di maghi, veggenti e spiritisti scovati da Fellini e Giulietta Masina in quegli anni un po’ in tutta l’Italia. E oltre alla parapsicologia, evidente in questo testo di Fellini è la sua vicinanza alla psicanalisi: un modo di convivere con i propri fantasmi che Fellini, dopo averlo maturato alla scuola junghiana di Ernest Bernhard, non abbandonò più. Un circo, una pista da circo: al centro sta Giulietta in qualche modo inchiodata, come la Winnie di Giorni felici di Samuel Beckett, come una farfalla raccolta da un entomologo e lì depositata. E intorno, tutti i suoi fantasmi, gli spiriti, evocati dalla presenza di nude marionette e da una fittissima partitura di suono”.