Bologna. Nei secoli le donne sono sempre state considerate gli angeli del focolare, però le sorti cambiano grazie ad un’opera innovativa e originale di Marilù Oliva intitolata “L’Odissea”. Scrittrice feconda, la conosciamo per “Le spose sepolte”, “Musica sull’abisso”, “Le sultane” e molti altri volumi. Ha scritto intensamente dal punto di vista femminile e ci ha permesso di conoscere le dinamiche profonde e la psiche dei personaggi. L’abbiamo incontrata e ci ha parlato di lei.
Un romanzo poetico, forte, innovativo e originale. Sono questi i termini che utilizziamo per parlare della tua opera. In quale modo è stata concepita “L’Odissea”?
L’opera è nata con l’intento di valorizzare le molte donne che ebbero la fortuna, almeno nel mito, di incontrare Ulisse. “L’Odissea” è un poema rivoluzionario, per quanto riguarda il ruolo delle donne e mi sembrava un peccato che restassero comunque in secondo piano. Ho voluto che risaltassero.
La tua opera risulta dar voce a personaggi che sembravano fare da cornice. Di cosa tratta e quali temi affronta?
Gli stessi del poema omerico, non ho inventato nulla. Ho scelto di omaggiare “l’Odissea” senza tradirne il tracciato, cercando di adattarla al gusto del lettore moderno, che vuole ritmo, tensione, alternarsi di luce e tenebra. Poi il poema era troppo bello per cambiarlo.
Incontriamo una moltitudine di personaggi, maschili ma soprattutto femminili. Quale personaggio reputi più importante nel libro?
Il protagonista resta sempre lui, Ulisse. Ne siamo tutte affascinate, in fondo.
Ulisse è conosciuto per il suo ingegno multiforme. Il personaggio che si adatta più di tutti. Il cambiamento che si trova nel romanzo è un elemento portante o di contorno?
In quest’opera assolutamente, perché una delle magie di Odisseo è proprio il polimorfismo: questa incredibile, stupefacente capacità di mutare a seconda delle circostanze e delle necessità è il lato immutabile dell’eroe. Oltre alla sagacia, all’intelligenza, al rispetto verso l’altro, alla capacità di non scoraggiarsi quasi mai.
Alcuni personaggi restano fondamentali. Non viene dato loro il giusto risalto ma sono personalità che vengono a trovarsi in situazioni che svelano dei punti chiave nel romanzo. Il personaggio di Atena quale ruolo risolutivo ha?
Un intermezzo: accompagna durante il viaggio, è prodiga di consigli: una sorta di angelo custode, sapiente e accorta.
Ti identifichi, in particolar modo, in uno di questi personaggi?
Mi sono identificata in tutte le donne, perfino in Ulisse. Le mie lettrici, di cui mi fido molto, hanno detto che amo particolarmente Circe. Circe domina uno spazio da padrona assoluta: situazione inedita per l’età antica. In passato rappresentava i pericoli in cui i naviganti potevano imbattersi, nel mio romanzo è una donna depositaria di grandi saperi, quindi potente e temibile per le sue pozioni, una divinità che utilizza l’attacco come potenziale difesa. Per questo trasforma gli uomini in bestie. In una società in cui alle donne venivano lasciate ben poche possibilità, Circe può considerarsi come una sorta di femminista ante litteram. E comunque diventerà anche lei alleata di Ulisse.