“In-Habit” al Teatro Bellini di Napoli

Napoli. Il prossimo 29 gennaio alle ore 21.15, al Teatro Bellini, andrà in scena “In-Habit”.

Esistere significa occupare uno spazio attribuendogli un significato.
Occuparlo grazie all’esperienza pratica del corpo, attraverso la nostra coscienza: insieme di pensieri, sensazioni, emozioni, percezioni e azioni. Un processo dinamico che il nostro corpo intrattiene con l’ambiente circostante grazie alla nostra pelle. La pelle è la barriera che ci separa e ci unisce con il mondo esterno.
Maurice Merleau-Ponty in “Fenomenologia della percezione” osserva che i viventi, con la loro semplice presenza, danno allo spazio un senso che il mondo di per se non ha. Il corpo costituisce l’apertura percettiva al mondo, esso è il veicolo stesso dell’essere al mondo.
L’uomo conosce gli altri e il mondo attraverso il suo corpo e più specificatamente attraverso la pelle che, nel suo ruolo fisiologico è: protezione, sensibilità e controllo, regolazione, assorbimento, difesa e offesa, attrazione, riserva e suolo sul quale avvengono importanti trasformazioni.

Una serata interamente dedicata alla danza e non solo. Perché ci consentirà di apprezzare da vicino l’arte di Gino Sabatini Odoardi, artista poliedrico, ma con solidi riferimenti all’arte concettuale. A proporla il gruppo e- Motion, compagnia di danza contemporanea con sede a L’Aquila, unica realtà di produzione della danza in Abruzzo finanziata dal Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo. Lo spettacolo nasce da un’idea di Francesca La Cava, coreografa e direttore artistico del gruppo e-Motion, che si sviluppa attraverso un’accurata indagine sul concetto di “muro”; sull’esigenza sempre più presente nell’essere umano di creare e crearsi barriere, difensive spesso, ma al contempo estranianti, escludenti. Da questa attitudine (habit, abitudine) umana di edificare “per lasciare tracce” come sosteneva W. Benjamin e dunque di “abitare” (Inhabit) segnando al contempo un confine con il mondo e le persone, si è sviluppato il senso di In-habit che corrisponde all’abitudine di abitare luoghi, spazi e corpi: un viaggio artistico multidisciplinare che contiene non solo diverse culture ma anche e soprattutto diversi e rigenerati sguardi dell’arte contemporanea (e nello specifico dell’arte concettuale) della musica e dell’arte performativa che interagiscono tra di loro dando vita ad un nuovo rapporto con lo spazio e i confini, i luoghi e il corpo, apertura percettiva al mondo, veicolo stesso dell’essere al mondo. La drammaturgia è di Anouscka Brodacz che ha accompagnato il percorso di ricerca dell’interprete; ideazione e installazione scenica di Gino Sabatini Odoardi, musica di Lorenzo e Federico Fiume (Resiliens). I costumi sono di Maria Grazia Cimini, il disegno luci di Michele Innocenzi e la coreografia e interpretazione di Francesca La Cava. Residenze: Spazio Matta progetto Corpografie e Florian Metateatro.

Lo spettacolo si sviluppa e si snoda attorno alla installazione scenica ideata e realizzata da Gino Sabatini Odoardi, che ha al suo attivo un nutrito curriculum di mostre importanti, personali e collettive. Gli spettatori si troveranno avvolti da “panneggi termoformati manualmente in polistirene bianchi che scendono dal soffitto appesi da altrettante corde nere”. Commenta Sabatini Odoardi. “E’ un lavoro che attraverso la metafora e la sublimazione della “piega” cerca di definire la sua incessante volontà di stratificarsi, produrre composizioni visive, rapporti aritmetici, “accordi”, che contribuiscono ad una diversa armonia(…)”.
Un happening “annodato” e “congelato” la cui narrazione è affidata alla danza di Francesca La Cava.

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