Torino. Si apre la nuova stagione del Teatro Gobetti, martedì 6 ottobre alle ore 19.30, con il debutto de “L’anello forte” tratto dall’omonimo testo di Nuto Revelli. Lo spettacolo è interpretato da Laura Curino e Lucia Vasini, con la drammaturgia e la regia di Anna Di Francisca. “L’anello forte”, coprodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Il Contato del Canavese – Teatro Giacosa di Ivrea, sarà replicato al Gobetti fino al 18 ottobre.
Nel centenario della nascita di Nuto Revelli un omaggio alle indimenticabili donne di cui l’autore ha raccolto le testimonianze. Laura Curino e Lucia Vasini raccontano le storie dell’”Anello forte” che lo scrittore, cantore di un’Italia contadina d’altri tempi, assegna alle donne. Memorie di lavoro e tenacia, storie struggenti di soprusi ed emancipazione dove in campagna prima e nell’industria poi si affrontano i desideri di autonomia e libertà, le ambizioni di un futuro diverso per se stesse e per i propri figli.
Ruvide, ironiche, taglienti, le donne si raccontano senza mai indulgere a compatirsi, anzi, cercano sempre l’aspetto divertente e paradossale delle loro vicende. La tenerezza viene mascherata con pudore e quando emerge commuove.
Anna Di Francisca, che ha selezionato le storie e curato la regia dello spettacolo, intreccia le interviste originali fatte da Revelli alla fine degli anni ’70 in Piemonte, tra il Cuneese e le Langhe con materiali di repertorio del Polo del ’900 di Torino, dell’Archivio Nazionale Cinema Impresa e della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia di Ivrea relativi alla vita delle donne in quegli anni, così come con le foto scattate da Bruno Murialdo e altre fonti di repertorio sul lavoro femminile e sull’emigrazione, senza dimenticare l’importante contributo della musica originale composta da Paolo Perna.
Le conversazioni raccolte in un mondo così arcaico fatto di donne semplici, spesso analfabete, con orizzonti angusti e limitati, si rivelano essere scintille, embrioni vitali di quello che poi saranno i temi portanti dei vari dibattiti femminili. “Credo che in questo momento storico sia interessante riflettere sulla modernità e l’efficacia di questo lavoro – scrive Di Francisca – degno di un antropologo, di un attento ascoltatore di testimonianze che altrimenti non avremmo mai avuto. Le riflessioni di queste donne continuano ad essere fonte di dibattito soprattutto per quello che riguarda il rapporto diretto con i temi dell’emigrazione. Ieri le donne del Sud d’Italia, oggi le donne, ma non solo le donne, del Sud del mondo”.