Roma. Una nuova ferita trafigge il corpo già martoriato del mondo della cultura. Il lockdown light che ha investito il nostro Paese a partire dallo scorso 26 ottobre ha infatti decretato la chiusura, su tutto il territorio nazionale e almeno fino al prossimo 24 novembre, di cinema, teatri e sale da concerto. Una scelta che ha giustamente incontrato le proteste dei lavoratori dello spettacolo che si stanno mobilitando con iniziative mirate affinché il Governo ed il Ministro Dario Franceschini facciano un passo indietro.
Abbiamo deciso di intervistare Gino Auriuso, Presidente di Fed.It.Art., per conoscere la sua opinione in merito a ciò che sta accadendo.
Il suo nome è ben noto tra gli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo ma, per chi ancora non la conoscesse, può raccontarci chi è Gino Auriuso e quali sono le tappe fondamentali della sua carriera professionale?
Ho iniziato da piccolo, nel 1986, con una Compagnia locale di Torre del Greco, mia città natale, per poi continuare gli studi di recitazione presso il teatro Centro delle Arti sempre di Torre del Greco. Nel 1996 mi sono trasferito a Roma, città dove vivo tutt’oggi, e qui ho perfezionato la mia formazione artistica studiando con maestri quali Michele Mometta e Valeria Campo. Ho avuto il piacere e l’onore di lavorare con Giorgio Albertazzi, Mariano Rigillo, Sergio Rubini, Antonello Fassari e tanti altri. Nel 2007 ho fondato, insieme ad altri soci, l’associazione culturale ARTENOVA con la quale, sino ad oggi, mi occupo di produzione, formazione ed organizzazione artistica.
Lei è il Presidente di Fed.It.Art., una federazione composta principalmente da compagnie teatrali, musicali e di danza che pochi mesi fa ha anche stipulato una convenzione con SIEDAS. Può spiegarci più diffusamente gli obiettivi che si pone la sua realtà?
La Fed.It.Art., nata nel 2007, è una federazione composta da compagnie, da spazi teatrali musicali e di danza, da scuole d’arte ed ha il fine di tutelare gli interessi collettivi della categoria dello Spettacolo dal Vivo e di rappresentarli nei confronti delle Istituzioni. La Federazione propone una visione moderna dello Spettacolo dal Vivo, percorsi rinnovati di formazione e circuiti di distribuzione non tradizionali legati al territorio. È impegnata nello sviluppo dell’arte e della cultura in un’ottica di espansione territoriale e di decentramento, segue un percorso d’intervento che nasce dalle consolidate esperienze nelle regioni italiane di un nutrito gruppo di operatori che lavorano su tutto il territorio nazionale.
Stiamo vivendo un periodo davvero drammatico per la cultura, soprattutto perché il settore era già fortemente provato dalle decisioni intraprese la scorsa primavera. Qual è la sua opinione al riguardo?
La chiusura dettata dal DPCM dello scorso 26 ottobre potrebbe dare un colpo ferale all’intero settore e, se il Governo non si impegna con un sostegno serio ed un ristoro immediato, questo scenario potrebbe diventare realtà. Oltre a questo, vanno sin d’ora discusse le prospettive e le misure da mettere in campo per il 2021 e la riforma del settore che governerà i processi culturali e produttivi dell’intero comparto per i prossimi anni.
Quali saranno i progetti futuri che vedranno protagonista lei e Fed.It.Art.?
Senza se e senza ma, il grande obiettivo è sicuramente la riforma dell’intero settore, attraverso una nuova legge dello spettacolo dal vivo che possa adeguare gli strumenti odierni e renderli così aderenti alla realtà contemporanea. Una legge cha vada nella direzione della redistribuzione territoriale e della sburocratizzazione.