Bologna. A dieci anni dalla morte di Carlo Gajani, arriva – dall’8 ottobre al 6 novembre – a Bologna una grande retrospettiva dell’artista a cura di Renato Barilli – coadiuvato da Piero Casadei e Luca Monaco per la fotografia e Giuseppe Virelli per la pittura – negli spazi del Centro Studi della Didattica delle Arti di Via Cartoleria 9. La mostra è promossa dalla Fondazione “Carlo Gajani” presieduta da Angela Zanotti Gajani e dal Liceo Artistico “Francesco Arcangeli” di Bologna.
La mostra ripercorre l’intera carriera di Gajani attraverso una vasta selezione di opere che copre un arco temporale di oltre quarant’anni diviso in tre sezioni principali. La prima e la seconda sono dedicate rispettivamente all’incisione e alla pittura e vanno dagli anni Sessanta agli anni Settanta del secolo scorso, con un percorso che pone sotto la lente d’ingrandimento il passaggio dell’artista dalla prima fase Informale a quella propriamente Pop, per concludersi con un ultimo periodo caratterizzato dalla sperimentazione di una sorta di pittura “neo-divisionista”.
La terza e ultima parte, invece, è interamente dedicata alla fotografia, vera e propria seconda “giovinezza artistica” di Gajani, in cui l’artista procede con il testare e saggiare le diverse possibilità espressive del mezzo fotografico attraverso l’esplorazione di temi diversi, del ritratto e dell’autoritratto, del nudo e, infine, del paesaggio, quest’ultimo inteso sia come luogo al di fuori di sé, sia come spazio per una riconquista di una memoria più intima e personale.
Il progetto espositivo è arricchito da un video sull’artista e sulla nascita della Fondazione a lui dedicata, realizzato dagli studenti del Liceo Arcangeli.
In ultimo, si segnala che nel corso dei giorni della mostra sono previsti due incontri-conferenze interamente dedicate alla figura di Gajani in relazione allo spazio e al tempo da lui vissuti.
Carlo Gajani nasce a Bazzano l’11 gennaio 1929. Dopo la laurea in medicina nel 1953, pratica la professione medica di pari passo con attività artistiche. Alla fine degli anni ’60 diventa invece artista a tempo pieno, con il sostegno di importanti conferme da critici di valore quali Renato Barilli, Franco Russoli, Filiberto Menna e altri, e incoraggiato dall’apprezzamento di galleristi quali Forni a Bologna e Toninelli a Milano.
Viene invitato a partecipare alla XXXII Biennale di Venezia nel 1964, poi di nuovo alla XXVI nel 1972, stesso anno in cui inizia l’insegnamento dell’Anatomia artistica presso l’Accademia delle Belle Arti, prima ad Urbino poi a Bologna, fino al 1999.
Negli anni ’70 rivolge il proprio interesse verso il ritratto dipinto a partire da una base fotografica ed esegue così numerosi ritratti di artisti, scrittori e intellettuali – da Moravia a Pasolini, da Calvino a Eco, da Arbasino a Ginzburg etc. – raccontati e commentati poi nel 1976 nel volume “Ritratto, identità, maschera” pubblicato con la Nuovo Foglio.
Dagli anni ’80 comincia a dedicarsi esclusivamente alla fotografia, lavorando sui paesaggi urbani del Nord America, sull’esplorazione in Italia della pianura di qua e di là del Po e concentrandosi nel proprio studio e all’Accademia su un lavoro di vent’anni sul nudo e sui rapporti che si instaurano tra fotografo e modella.
Le opere di Gajani sono state esposte in diversi spazi pubblici e privati in Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti e Canada.
Alla fine della sua lunga carriera artistica, Gajani è ritornato nell’Appennino tosco-emiliano, alla ricerca di vecchie dimore, campi e cieli – stavolta in bianco e nero. Lì è morto nel 2009.