Milano. Un’inchiesta in forma di spettacolo sul passato, presente e futuro della più antica forma d’arte dell’umanità, il teatro: con “The Repetition, Histoire(s) du théâtre (I)”, al Piccolo Teatro Strehler dall’8 al 10 maggio, il drammaturgo e regista Milo Rau prosegue nel lavoro di ricerca su uno dei temi fondamentali del suo percorso artistico: la questione della rappresentatività in scena della violenza.
In una notte di aprile del 2012 un uomo di nome Ihsane Jarfi parla per qualche tempo con un gruppo di ragazzi in una Polo grigia, all’angolo di una via di Liegi, davanti a un bar gay. Due settimane più tardi, il suo cadavere è rinvenuto al limitare di un bosco. È stato torturato per ore e assassinato con inaudita violenza.
Milo Rau ha tratto spunto da quella vicenda per ricostruirla in teatro con attori professionisti e non. “Punto di partenza del mio lavoro è come la realtà può essere influenzata dal teatro e, al contrario, come possa essere rappresentata sulla scena” – dichiara il regista e drammaturgo.
Fin dai suoi esordi, il teatro è stato luogo di evocazione dei morti, un’esperienza rituale e catartica all’interno della quale si consumavano crimini. Nella prima parte della serie Histoires du théâtre, progetto di Milo Rau dedicato all’essenza, alla storia e al futuro del teatro, il regista e drammaturgo affronta la forma del “tragico” come rappresentazione allegorica della criminologia.
Cosa c’è all’origine di un crimine? Premeditazione o coincidenza? Quale intrigo conduce all’omicidio? Chi sarà sacrificato? Per quali ragioni? Chi punisce gli assassini? Che ruolo gioca il pubblico? Qual è la colpa della collettività? Con gli attori Sara de Bosschere, Sébastien Foucault e Johan Leysen, un gruppo di testimoni e attori dilettanti, Milo Rau parte alla ricerca di un crimine capitale e delle emozioni fondamentali dell’esperienza tragica: perdita e tristezza, disastro e paura, crudeltà e terrore, tradimento e sfiducia. Racconta l’agonia di una città che, dopo un declino economico all’apparenza impercettibile, affonda gradualmente nella violenza e nella disperazione.
Gli attori si immergono nello straordinario e negli abissi della vita e del teatro, calandosi nei ruoli dei protagonisti di un episodio di cronaca nera: ne emerge un manifesto per un teatro democratico del reale.