Bassano. Un uomo, un albero. Un albero, un martire. Dai lecci, testimoni silenziosi della pagina più drammatica della storia di Bassano del Grappa, usciranno voci sommesse che racconteranno le speranze, le idee, la rabbia e la desolazione di nove dei 31 partigiani impiccati dai nazifascisti il 26 settembre 1944. “Erano come foglie, nel vento” è il titolo dell’originale spettacolo che Guido Barbieri e Angela Chiofalo proporranno nello stesso luogo domenica 28 luglio in prima nazionale, produzione di Operaestate festival. A 75 anni dall’eccidio una “Spoon river” per ricordare, uno ad uno, i 31 giovani uccisi in uno dei punti più suggestivi e panoramici della città, Viale XX settembre, poi ribattezzato Viale dei Martiri. Nell’edizione che il festival dedica al tema “della civiltà e della partecipazione”, saranno proprio i cittadini di Bassano, città medaglia d’oro al valore militare per la Resistenza, a prestare la loro voce per dare vita a uno degli appuntamenti più commoventi in cartellone. Sui tronchi degli alberi sono appese da decenni targhe con i nomi e la data di morte delle vittime: ora dalle chiome echeggeranno le voci registrate di decine di volontari, che racconteranno, un frammento dopo l’altro, le storie dei martiri, ricostruite attraverso testimonianze, documenti e memorie. “Dalle targhe manca la data di nascita di quei ragazzi, cioè il percorso della loro breve esistenza. Ed è esattamente questo tragitto che vogliamo trarre dall’oblio – spiega Barbieri -.” Ogni anno si tiene una commemorazione ufficiale: mai prima d’ora, però, il ricordo della strage è stato tradotto nei linguaggi che per antica tradizione sono portatori di memoria: il teatro, la musica, le arti della parola. Lo “spettacolo” che abbiamo immaginato vuole dunque innanzitutto colmare questa assenza.” Un musicista per ogni albero alternerà ai brevi brani il suono del suo strumento: un flauto, un violoncello, un clarinetto. Viene in mente “Alle fronde dei salici” di Salvatore Quasimodo scritta per l’occupazione nazista di Milano. “Gli alberi sono rimasti intatti” – sottolinea Barbieri – nessuna revisione toponomastica gli ha potuti trasformare, sono rimasti immutabili e silenziosi testimoni di ciò che hanno visto. Forse per la semplice ragione che gli esseri vegetali invecchiano molto più lentamente degli esseri umani e a loro sopravvivono per decenni, per secoli, per millenni.”
L’autore definisce “Erano come foglie, nel vento” una via Crucis laica, “un pellegrinaggio che vuole innanzitutto restituire ai ragazzi impiccati quel pezzo di vita che non hanno potuto vivere, che una ingiustizia palese, evidente, flagrante ha strappato loro.” La partenza sarà da Porta delle Grazie, antico accesso alla città, accanto al quale sorge l’omonima Torre ora sede museale. Dalle finestre, tre cittadini bassanesi leggeranno una sorta di lapide sonora dedicata alle vittime, dando il via al pellegrinaggio attraverso le nove stazioni che ripercorreranno il tragitto del camion della morte che trasportava i condannati. A ogni albero i soldati tedeschi, coadiuvati dalle milizie fasciste, legavano un cappio in cui infilavano la testa della vittima. Poi il camion dava una brusca accelerata per fare cadere nel vuoto i corpi dei condannati. Alcuni di loro non morirono subito e furono tirati violentemente per i piedi per accelerare la fine. I cadaveri furono lasciati appesi per 24 ore, esposti a un forte vento che li faceva oscillare in modo macabro.
La processione terminerà nella vicina piazza del Castello degli Ezzelini, dove i musicisti e gli spettatori si raduneranno per ascoltare tre cori cittadini che canteranno la commovente “Signore delle cime”, composta dal Maestro Bepi De Marzi nel 1958. Ma il ricordo dei martiri non si spegnerà in quelle note: i testi di Guido Barbieri continueranno a essere riprodotti dalle chiome, simultaneamente, per tutta la notte, fino all’alba del giorno seguente, sullo sfondo delle montagne che i martiri videro per l’ultima volta prima di dire addio all’esistenza.