Milano. Dal 5 al 14 aprile, al Teatro Strehler, Glauco Mauri e Roberto Sturno affrontano “Re Lear”, la più titanica delle tragedie shakespeariane, che il regista, Andrea Baracco, descrive come “una delle più nere e per certi versi enigmatiche”. Nel corso della sua lunga carriera artistica, Glauco Mauri ha dato vita a ventiquattro personaggi shakespeariani. Diretto da Andrea Baracco, interpreta per la terza volta Re Lear, la più titanica tragedia del Bardo, dramma dell’amore padri-figli e della follia. “Ed eccomi qui per la terza volta, alla mia veneranda età, a impersonare Lear – dichiara –. Mi sono sempre sentito non all’altezza di quel sublime crogiolo di umanità. In questa mia difficile impresa, mi accompagna la convinzione che, per tentare di interpretare Lear, non servono tanto le eventuali doti tecniche maturate nel tempo, quanto la grande ricchezza umana che gli anni mi hanno regalato nel loro, a volte faticoso, cammino. Spero solo che quel luogo magico che è il palcoscenico possa venire in soccorso ai nostri limiti. Cosa c’è di più poeticamente coerente di un palcoscenico per raccontare la vita? E nel Re Lear è la vita stessa che, per raccontarsi, ha bisogno di farsi teatro». Commenta il regista: «Quello che mi ha sempre colpito di questa tragedia, che è una delle più nere e per certi versi enigmatiche tra quelle dell’autore inglese, è che sotto quel nero sembra splendere qualcosa di incredibilmente luminoso e proprio questa luce sepolta dall’ombra la rende così affascinante. Padri indegni e figli inetti, padri indegni che hanno generato figli inetti, le madri assenti, estromesse dal dramma. Nessuno dei personaggi è in grado di regnare, di assumersi l’onere del potere, nessuno sembra avere la statura adatta, nessuna testa ha la dimensione giusta per la corona, chi per eccesso, vedi Lear, chi per difetto vedi tutti gli altri. Solo giganti o nani in questo universo dipinto da Shakespeare”.