Palermo. Torna sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo il Maestro Gabriele Ferro per dirigere il concerto in programma domenica 26 marzo alle 20:30 in Sala Grande con l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo, Maestro del Coro Salvatore Punturo. Solisti Maria Francesca Mazzara (soprano), Valerio Borgioni (tenore), Eugenio Di Lieto (basso). Un concerto che accomuna Ludwig van Beethoven e Franz Schubert nella ricerca di una strada nuova alla sinfonia e di una risposta ai “grandi del passato”. Da un lato infatti Beethoven, che fin dagli esordi si confronta con Haydn e Mozart, fin dal famoso messaggio augurale che gli fu indirizzato al momento di partire da Bonn per andare a studiare a Vienna “per raccogliere dalle mani di Haydn lo spirito di Mozart”; dall’altro Schubert, a lungo schiacciato dal confronto con il colosso Beethoven, che semina il suo catalogo di sinfonie mai eseguite o incompiute. La sinfonia che apre il concerto diretto da Gabriele Ferro è la più celebre tra le “incomplete”, la Sinfonia n. 8 in si minore D. 759, nota appunto come “Incompiuta”, composta nel 1822, di cui restano solo i primi due movimenti e un accenno del terzo. Anche se è possibile che Schubert volesse affrontare il confronto con Beethoven con una forma “diversa”, in soli due movimenti. Si trattava in fondo di una strada che lo stesso Beethoven aveva accennato nelle sinfonie della maturità, tutte strutturalmente differenti l’una dall’altra, fino alla scelta monumentale della Nona Sinfonia con il coro. Ma prima della Nona, Beethoven scrive l’Ottava Sinfonia in Fa maggiore op. 93 che sarà eseguita nella seconda parte del concerto, la più breve delle sue sinfonie, quella per certi versi apparentemente più semplice, che sembra alludere ad un ritorno a Mozart ed Haydn. Composta subito dopo la Settima Sinfonia, ha la particolarità di rinunciare anch’essa al movimento lento, che tradizionalmente è il secondo; ma mentre nella Settima l’Allegretto è una pagina di grande intensità che quindi mantiene la funzione meditativa dell’Adagio tradizionale, nell’Ottava Beethoven opta per uno scherzo come secondo movimento e un minuetto come terzo, ammiccando forse ad un modello ancora più antico della sinfonia haydniana, quello della suite. Tra le due sinfonie il programma propone la Messa n. 2 in Sol maggiore D 167 di Franz Schubert per soli, coro, archi e organo, composta nel 1815, giovanissimo, e in appena una settimana, per la chiesa dove Schubert era stato battezzato e dove mosse i suoi primi passi musicali cantando nel coro. La messa prevede un organico ridotto, con gli archi e l’organo e l’aggiunta, fatta in un secondo momento, di trombe e timpani. A differenza delle altre messe composte per la stessa chiesa parrocchiale di Lichtental, questa si caratterizza per la dimensione intima, che prevede solo tre voci soliste, affidate al soprano Maria Francesca Mazzara, al tenore Valerio Borgioni e al basso Eugenio Di Lieto.